Assunzioni Pubblica Amministrazione: al via bandi per 8.000 Posti
Fonte: https://www.miuristruzione.it
In questi giorni il Ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia ha firmato due decreti che sbloccano nuove assunzioni all’interno della PA Pubblica Amministrazione, in totale di parla di 8.000 nuove assunzioni ripartiti tra 5.590 ingressi immediati e 2.313 attraverso i nuovi concorsi, che riguarderanno nella maggior parte le forze dell’ordine: 5.149 tra polizia, carabinieri, vigili del fuoco e guardia di finanza, mentre altri concorsi riguarderanno altri Ministeri come quello dell’Istruzione (Docenti), l’Inps e l’Agenzia delle Entrate.
I nuovi concorsi verranno pubblicati in gazzetta ufficiale da qui al 2019 mentre per il resto delle assunzioni autorizzate invece prevede tempi stretti. L’ok ad assumere fa infatti riferimento a quest’anno, anche se su budget relativi agli anni passati. Ora bisogna attendere solo la registrazione dei decreti (due dpcm) da parte della Corte dei Conti.
Nel dettaglio, si tratta di 2.033 assunzioni nell’arma dei carabinieri (a valere sul 2016); 1.032 nella polizia, 619 nella Guardia di finanza; 1.090 nella polizia penitenziaria e 375 nei vigili del fuoco. Una nuova stagione di concorsi toccherà poi le amministrazioni centrali, dal ministero dei beni culturali (509 posti) all’Inps (730) passando per l’Agenzia delle Entrate (236) e il Mef (517).
Le selezioni dovrebbero ricalcare i nuovi criteri dei concorsi pubblici, che prevedono cadenza regolare, procedure semplificate, possibilità di razionalizzare, centralizzare, le prove, puntando su risparmi e trasparenza. Per migliorare la macchina dei concorsi si sta anche costruendo un sito ad hoc che raccoglierà tutti i bandi d’Italia. Tra le novità maggiori sicuramente c’è la soglia al numero massimo di idonei (tetto del 20% sui posti messi a bando). Addio quindi alle graduatorie infinite, tradizionalmente con più idonei che vincitori..
Fonte: https://www.tecnicadellascuola.it/ di Reginaldo Palermo
C’è ancora molta incertezza sul rinnovo del contratto della scuola e degli altri settori del pubblico impiego anche se nei giorni scorsi si è diffusa la notizia che il MEF avrebbe dato il via libera all’atto di indirizzo per la scuola.
14 ottobre: sindacati in piazza
Le manifestazioni sindacali svoltesi oggi in molte piazze italiane e le dichiarazioni dei 3 segretari generali (Camusso a Milano, Furlan e Firenze e Barbagallo a Matera) ne sono una testimonianza indiretta.
Una delle richieste che i sindacati confederali hanno portato in piazza nella giornata del 14 ottobre riguarda proprio “la piena copertura finanziaria per il rinnovo e la rapida e positiva conclusione dei contratti del pubblico impiego”.
Mancano ancora le risorse
D’altra parte è molto improbabile che l’atto di indirizzo possa già contenere l’autorizzazione a spendere 85 euro per ciascun dipendente del comparto scuola, dato che per il momento le risorse stanziate sono ancora molto al di sotto di questo tetto.
Tutti e tre i leader sindacali hanno chiesto al Governo di fare in fretta e di dare risposte precise in occasione dell’incontro già programmato per la giornata del 16 ottobre.
A richiamare il tema dei contratti pubblici è stata in particolare Annamaria Furlan, ma anche Susanna Camusso ha sottolineato che nella legge di bilancio devono esserci impegni chiari rispetto alle richieste sindacali parlando di una possibile mobilitazione unitaria in caso di risposte inadeguate.
E’ possibile comunque che il MEF abbia già dato via libera alla parte normativa del contratto che potrebbero contenere qualche apertura sulle questioni del bonus premiale e della chiamata diretta, anche se al momento attuale è difficile capire in che modo le rigidità della legge 107 potranno essere piegate alla richiesta sindacale di riportare tutto al tavolo contrattuale.
L’atto di indirizzo
Allo stato attuale, lo scenario più probabile è che l’atto di indirizzo contenga le linee guida del contratto e che subito dopo l’approvazione della legge finanziaria il Governo provveda ad aumentare le risorse a disposizione per la parte economica.
Per intanto, come abbiamo detto, l’unica cosa certa è che Cgil, Cisl e Uil non sono per nulla soddisfatti della situazione e intendono fare pressioni sul Governo per convincerlo ad allentare i cordoni della borsa.
All'avvocato pubblico vanno riconosciuti gli oneri riflessi
Fonte:sole24ore di Ulderico Izzo
Il Tar Piemonte, con la sentenza n. 1104/2017, ha stabilito un principio che incide in maniera rilevante sui compensi degli avvocati pubblici disponendo che alla Pa resistente in giudizio vadano oltre allele spese di lite anche gli oneri riflessi nella misura di legge, in luogo di Iva e contributi alla cassa di previdenza, trattandosi del patrocinio reso da un avvocato iscritto all'albo speciale degli avvocati degli enti pubblici.
Cassazione: furto di modico valore e licenziamento
Fonte:dpl
Con sentenza n. 24014 del 12 ottobre 2017, la Corte di Cassazione ha affermato la legittimità di un licenziamento per giusta causa susseguente alla constatazione che un dipendente, già addetto alla sicurezza aziendale, aveva asportato dagli scaffali beni di modico valore (9,80 euro), cosa che era stata verificata dal controllo all’uscita.
Secondo la Suprema Corte la modesta entità non va rapportata al valore patrimoniale ma alla sua componente oggettiva, ovvero alla sua idoneità a far venir meno il rapporto fiduciario che è alla base del rapporto di lavoro.
Fonte:legge per tutti Articolo tratto da una consulenza dell’avv. Valentina Azzini
Sono troppo lontano dalla mia sede di lavoro e mi hanno già fatto sapere che la mia richiesta di trasferimento non sarà accolta. Vorrei ricorrere al telelavoro. È possibile?
Il diritto di scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più consona alle proprie esigenze è riconosciuto dalla legge [L. n. 104 dello 05.02.1992.] qualora il lavoratore debba assistere un parente portatore di handicap e, in particolare, il coniuge, o un parente o affine entro il secondo grado (nonni, nipoti, fratelli e sorelle) con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente entro il terzo grado (nonni, nipoti del coniuge, cognati e cognate), qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età, oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti. Per handicap grave la legge intende quelle patologie acute o croniche, che determinano temporanea o permanente riduzione o perdita dell’autonomia personale; patologie acute o croniche che richiedono assistenza continuativa o frequenti monitoraggi clinici; patologie acute o croniche che richiedono la partecipazione attiva del familiare nel trattamento sanitario; patologie dell’infanzia e dell’età evolutiva gravi o per le quali il programma terapeutico e riabilitativo richiede il coinvolgimento dei genitori. Tutte le patologie predette ovviamente debbono essere adeguatamente documentate. Il caso del lettore non rientra tra le ipotesi suddette, pertanto la sua richiesta di trasferimento presso una sede più vicina alla sua residenza potrà essere legittimamente rifiutata qualora sussistano esigenze aziendali che rendano necessaria la sua assegnazione presso la sede dove ora presta servizio. Le esigenze familiari del lavoratore devono, infatti, essere sempre bilanciate con quelle organizzative e produttive datoriali, salvo i casi in cui, per la particolare gravità che le caratterizza, la legge non le ritenga prevalenti rispetto agli interessi aziendali, predisponendo così una particolare tutela a favore del lavoratore.
Può, invece, essere una soluzione più percorribile la trasformazione dell’attuale rapporto in telelavoro: il lettore potrebbe così, se le sue mansioni sono compatibili con questa forma di svolgimento della prestazione, continuare a lavorare per la sede cui è attualmente assegnato, da casa o da altro luogo da concordarsi, logisticamente a lui più comodo. Anche in questo caso, ha diritto di chiedere la trasformazione in parola, ma il datore di lavoro ha facoltà di accettare o meno la sua proposta, in base sempre alle effettive esigenze aziendali ed ai posti di telelavoro disponibili. Le condizioni familiari e logistiche del lettore possano considerarsi condizioni favorevoli all’accoglimento della sua richiesta o, comunque, ad una posizione di vantaggio nella graduatoria dei richiedenti, in caso di esubero di richieste rispetto ai posti di telelavoro disponibili.
Fonte:IL PERSONALE
L’Inail ha pubblicato la circolare n. 43 del 12 ottobre 2017 contenente indicazioni operative per la trasmissione e l’aggiornamento del “Registro di esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni” e “Registro di esposizione ad agenti biologici”.
L’obbligo di trasmissione telematica dei dati dei lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria è stata prevista dall’articolo 8, comma 4, del d.lgs. n. 81/2008 e successive modificazioni dopo l’entrata in vigore del Sistema informativo nazionale per le prevenzione nei luoghi di lavoro (Sinp), in vigore dal 12 ottobre 2016, con decorrenza differita al 12 ottobre 2017.
L’Inail ha realizzato un servizio online per la trasmissione del “Registro di esposizione”, che è disponibile a partire dal 12 ottobre 2017 e utilizzabile in una prima fase da parte dei datori di lavoro titolari di Posizione assicurativa territoriale (Pat), mentre gli altri datori di lavoro pubblici e privati, comunque assoggettati al medesimo obbligo provvederanno all’inoltro dei dati afferenti al Registro di esposizione tramite Pec, utilizzando il modello disponibile sul sito istituzionale dell’Inail, nella sezione “Moduli e modelli – Ricerca e Tecnologia”.
L’introduzione del Registro di esposizione informatizzato rappresenta una semplificazione importante in quanto consente, con un unico inserimento telematico, di adempiere a quanto previsto dalla normativa vigente nei confronti di Inail e dell’organo di vigilanza. Il Registro online, infatti, sarà immediatamente accessibile ai funzionari dei Servizi di prevenzione delle Aziende sanitarie locali tramite l’inserimento delle credenziali in loro possesso nell’area dei servizi online del portale Inail www.inail.it.
Da PensioniOggi:
Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani, difendere l’occupazione, garantire a tutti una sanità efficiente e rinnovare i contratti, a partire da quelli pubblici. Con questo slogan sono scesi oggi in Piazza in tutta Italia Cgil, Cisl e Uil a sostegno dei tavoli di discussione con il Governo in vista dell'imminente presentazione della legge di bilancio 2018. Le tre confederazioni chiedono di inserire nella legge di bilancio una serie di provvedimenti in materia di lavoro, previdenza, welfare e sviluppo.
Nel dettaglio: più risorse per l’occupazione dei giovani e per gli ammortizzatori sociali; il congelamento dell’innalzamento automatico dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita; un meccanismo che consenta di costruire pensioni dignitose per i giovani che con carriere discontinue; la riduzione dei requisiti contributivi per l’accesso alla pensione delle donne con figli o impegnate in lavori di cura; l’adeguamento delle pensioni attuali; la piena copertura finanziaria per il rinnovo e la rapida e positiva conclusione dei contratti del pubblico impiego; risorse aggiuntive per la sanità e il finanziamento adeguato per la non autosufficienza. Una sentiero molto stretto perchè le risorse a disposizione per la prossima legge di bilancio appaiono ridotte.
Un risultato intanto è stato portato a casa: a seguito dell'allarme lanciato dalla Cgil il Ministero del Lavoro ha ieri chiesto all'Inps di rivedere la posizione dell'Istituto interpretando in modo più estensivo possibile la normativa sull'Ape sociale e sui lavoratori precoci. La posizione del Ministero dovrebbe scongiurare il rigetto di decine di migliaia di domande in particolare di quei soggetti che si erano rioccupati, anche per un solo giorno, dopo la scadenza degli ammortizzatori sociali. Per la Uil il risultato comunque non basta in quanto è necessario ampliare la platea degli aventi diritto a queste due forme (minime) di flessibilità. Resta in particolare di tutta evidenza la disparità di trattamento rispetto a coloro la cui disoccupazione derivi dalla scadenza di un contratto a termine.
I temi oggetto della manifestazione saranno discussi lunedì prossimo nel corso del tavolo di confronto tra Governo e sindacati: “Ci auguriamo che il governo presenti risposte concrete ai nostri temi – sottolinea Susanna Camusso –, a iniziare dalle questioni relative alle pensioni e al lavoro e, tra queste, il blocco dell’automatismo di crescita dell’età pensionabile e una pensione contributiva di garanzia per i giovani”. Per Barbagallo servono anche "più risorse per gli ammortizzatori sociali: dobbiamo fare in modo che il Paese si riprenda con un'economia che - ha concluso il segretario della Uil - non sia basata su decreti ma su investimenti pubblici e privati".
Dopo la diffusione del dossier Inca sulle tante, troppe, domande respinte di Ape sociale, Cgil, Cisl e Uil chiedono al ministro del lavoro, Giuliano Poletti e al presidente dell’Inps, Tito Boeri un incontro urgente per “affrontare nel migliore dei modi le problematiche aperte”.
Nella lettera di richiesta, i sindacati confederali, Roberto Ghiselli, Maurizio Petruccioli e Domenico Proietti, sottolineano come “vista la situazione, vi è il rischio concreto che migliaia di persone, vedendosi negare un proprio diritto, non potranno beneficiare dell’importante strumento, nato dal confronto sindacale con il Governo e inserito nel Verbale di sintesi sottoscritto il 28 settembre 2016”.
“Secondo i dati in nostro possesso – proseguono – sono moltissime le respinte che sono state emesse da parte dell’Istituto, alcune di queste non presentano alcuna motivazione del diniego, oppure, presentano motivazioni generiche, altre invece, come quelle che riguardano le categorie dei lavoratori addetti ad attività gravose, indicano per la maggioranza dei casi un livello di tariffa media Inail inferiore al 17 per mille”. Il vertice di Lunedì con il Governo sarà occasione per fare il punto della questione, per correggere il tiro su interpretazioni eccessivamente rigide e per quantificare le risorse effettivamente consumate. Molto probabilmente si andrà verso una modifica normativa o ministeriale per quei lavoratori che hanno visto il rigetto delle istanze per aver lavoratoanche un solo giorno dopo la scadenza dell'ammortizzatore sociale. Una interpretazione aberrante della legge che ha sta suscitando molte critiche anche da parte della stessa maggioranza parlamentare.
Rincara la dose il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. Il leader della Uil ha ribadito tutte le richieste sindacali su previdenza e lavoro e ha sottolineato la necessità che venga congelato lo scatto automatico dell’aspettativa di vita: “In questo modo - ha proseguito - si potrà insediare una commissione Governo-Sindacati per cominciare a discutere e per modificare questa norma che, peraltro, prevede solo la crescita e non anche la diminuzione dello scatto. Sull’insieme di questi temi, lunedì, ci aspettiamo una risposta e sabato - ha concluso Barbagallo - faremo le nostre iniziative in tutte le piazze del Paese per dimostrare che non stiamo scherzando: al Governo conviene trovare una soluzione”.
“Il ministro Poletti ha fatto bene a chiedere all’INPS una interpretazione più estensiva delle norme per l’applicazione dell’APE. Anche noi, insieme ai patronati, abbiamo denunciato una situazione inaccettabile che avrebbe portato alla bocciatura di oltre la metà delle domande e siamo contenti che ci sia stata una marcia indietro. Potranno essere recuperati i disoccupati che hanno svolto lavori temporanei, alcuni lavoratori impegnati in attività gravose in fase di accertamento INAIL, lavoratori che abbiamo fatto domanda per una salvaguardia-esodati e resi validi i versamenti contributivi effettuati in Paesi UE”. Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
“Un passo avanti di cui siamo soddisfatti – prosegue – che rompe alcune inverosimili resistenze burocratiche. Monitoreremo la situazione per verificare la concretezza di questa svolta. Ora si apre un secondo fronte: quello dei risparmi sulle salvaguardie. Le supervalutazione dei numeri e delle risorse fatte da INPS e Ragioneria hanno sbagliato l’obiettivo del 50% per quanto riguarda l’ottava salvaguardia. È inutile dire che la Commissione Lavoro della Camera si batte, inutilmente da anni, contro questa assurda deriva. I 30.700 salvaguardati dell’ottava si sono ridotti a 16.294, portando il complesso dei salvaguardati a 153.389”.
“I soldi risparmiati – spiega Damiano – che vanno al Fondo occupazione, dovranno essere utilizzati, a nostro avviso, per nuovi interventi migliorativi sulla previdenza. L’incontro di lunedì con i sindacati sarà decisivo. Facciamo alcuni esempi: si potrebbe migliorare l’accesso all’APE sociale anche prevedendo l’inclusione delle lavoratrici disagiate con figli e ulteriori semplificazioni per usuranti e gravosi”. “Oltre a questo, noi chiediamo che venga rinviata a giugno del 2018 la decisione relativa all’aumento dell’età pensionabile che dovrebbe scattare dal 2019. Infine, un analogo monitoraggio andrebbe fatto sulle risorse stanziate, ma non spese, relative a Opzione Donna: anche in questo caso si tratta di previsioni ampiamente sbagliate per le quali andrebbe previsto un recupero delle somme non spese per consentire un prolungamento della normativa”. Aspettiamo di vedere il consuntivo dei risparmi che derivano dall’applicazione della normativa, che a nostro avviso saranno significativi, per utilizzarli al fine di prolungare la sperimentazione" conclude Damiano.
Corsa contro il tempo la definizione della graduatoria finale per l'Ape sociale e il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi per i lavoratori precoci.
Sulla carta si dovrebbe chiudere oggi la graduatoria finale sulle domande per l'Ape sociale e il pensionamento con 41 anni di contributi per i lavoratori precoci. L'istituto dovrà indicare a ciascun soggetto il rigetto o l'accoglimento dell'istanza prodotta entro lo scorso 15 luglio e, in caso di risposta positiva, la prima data utile di decorrenza del beneficio tenendo conto della disponibilità delle risorse.
La fotografia scattata al 15 luglio ha mostrato ben 39.777 istanze per l'APe sociale e 26.632 per la pensione anticipata dei lavoratori precoci (si veda la tavola sottostante). Un totale complessivo di 66.407 domande a fronte di una dote messa a disposizione dalla legge di bilancio per il 2017 pari a 300 milioni di euro per l'ape sociale e 360 milioni per i lavoratori precoci (per questi ultimi le risorse a disposizione sono più elevate considerando che l'importo medio della pensione è superiore rispetto all'APe sociale per la presenza di un maturato contributivo nettamente superiore). In realtà la data del 15 ottobre è arrivata ma siamo ancora in una fase di incertezza. Nei giorni scorsi l'Inps aveva bocciato moltissime domande (nessuno è in grado di dare dei numeri certi) per questioni di natura burocratica, ed in seguito all'allarme lanciato dai sindacati, il Ministero ha chiesto un cambio di rotta costringendo l'Istituto al riesame in autotutela di migliaia di istanze. Un intervento sicuramente necessario ed opportuno ma i tempi per la formazione della graduatoria rischiano ora di dilatarsi.
La questione principale è comunque una normativa molto farraginosa che mal si adatta alla realtà. Il profilo dei lavoratori disoccupati è quello che presenta i maggiori rilievi di arbitrarietà. La norma tutela letteramente solo quei soggetti che la cui disoccupazione derivi da un licenziamento (anche collettivo) con esaurimento dell'ammortizzatore sociale e con tre mesi di inoccupazione dopo la scadenza dello stesso. Tre condizioni che producono disoccupati di serie A e altri di serie B. Se la disoccupazione, infatti, non deriva da un licenziamento si è fuori dalla tutela. Ad esempio un soggetto con scadenza del contratto a termine o che ha risolto il rapporto in via consensuale (magari con un incentivo all'esodo) o si è dimesso non può accedere al pensionamento anticipato pur se rispetta le altre due condizioni. A differenza, invece, di quanto accadeva con l'ottava salvaguardia pensionistica che come noto includeva anche tutte le predette casistiche. Nè vi possono accedere gli autonomi disoccupati o i collaboratori coordinati.
Con riguardo al secondo punto sono tagliati fuori coloro che non hanno avuto accesso ad un ammortizzatore sociale (es. la naspi) vuoi perchè non avevano i requisiti o perchè, più spesso, hanno fatto scadere il termine di 68 giorni dal licenziamento, termine stabilito a pena di decadenza per richiedere la Naspi.
Il terzo punto è anch'esso controverso: ad una interpretazione letterale basterebbe un solo giorno di lavoro dopo la scadenza dell'ammortizzatore sociale per far perdere il diritto all'Ape sociale o alla quota 41. Si tratta di una norma irrazionale perchè contrasta con la possibilità di mantenere lo stato di disoccupazione il quale, come noto, teoricamente obbliga il disoccupato ad accettare le proposte di lavoro. Mentre se la rioccupazione avvenisse durante l'ammortizzatore sociale non ci sarebbero particolari conseguenze.
La verità è che la norma è stata partorita male: non a caso un passaggio simile nel testo del decreto legislativo sul reddito di inclusione (Dlgs 147/2017) è stato scritto in maniera diversa. Si spera dunque che quanto prima il Governo o il Parlamento rimettano le mani sulla questione sottraendo la materia ad interpretazioni unilaterali.
Altro punto sul quale ci sarà probabilmente un correttivo è quello dell'utilizzo della contribuzione estera, maturata in regime di convenzione internazionale o comunitaria, per integrare i 30 o i 36 anni di contributi per l'Ape sociale. L'Inps ha per ora escluso la rilevanza di tali periodi sulla considerazione del fatto che l'Ape sociale non è una prestazione pensionistica vera e propria ma la tesi fa acqua da tutte le parti. Il Governo ha recentemente dichiarato, in una risposta in Parlamento, la volontà di cambiare rotta. Si vedrà.
L'Assegno di Esodo (la cd. isopensione) non può essere utilizzato per agganciare i requisiti di pensionamento previsti per il cumulo dei periodi assicurativi. Come noto l'articolo 4, commi da 1 a 7-ter, della legge n. 92 del 28 giugno 2012, rubricata «Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita», prevede la possibilità, nei casi di eccedenza di personale, di stipulare accordi tra i datori di lavoro che impieghino mediamente più di 15 dipendenti e le organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative a livello aziendale, al fine di incentivare l'esodo dei lavoratori più prossimi al trattamento di pensione (isopensione).
Il meccanismo consente un anticipo dell'età pensionabile sino ad unmassimo di 4 anni rispetto alla normativa vigente, a patto che l'azienda esodante corrisponda, con oneri interamente a suo carico, un assegno ai lavoratori per l'intero periodo di esodo, sino al perfezionamento dei requisiti per il pensionamento. L'azienda in questo caso dovrà versare, oltre all'assegno, anche la relativa copertura contributiva (cioè la contribuzione correlata), utile a garantire ai lavoratori la copertura pensionistica fino al raggiungimento del diritto all'assegno di quiescenza definitivo, senza dunque che la procedura determini alcuna penalità sulla pensione per il lavoratore e alcun costo per l'Inps.
Secondo l'Inps però la prestazione, a seguito dei correttivi introdotti dalla legge 232/2016, non può che essere parametrata all'accesso delle prestazioni pensionistiche di base: vale a dire la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata. Non è possibile, dunque, calcolare il momento di accesso all’«isopensione» in funzione di altre discipline come quelle relative ad unificazioni di periodi contributivi (totalizzazione e cumulo). Stesso discorso vale per l'opzione donna e per l'assegno straordinario di solidarietà erogato dai fondi settoriali.
Mauro, ad esempio, è un lavoratore con 34 anni di contributi nel fondo telefonici e 5 anni di contribuzione nella gestione speciale dei commercianti risalente a molti anni prima, per un totale di 39 anni di contribuzione tra le due gestioni previdenziali. Il suo datore di lavoro avrebbe intenzione di collocarlo in isopensione pagandogli la contribuzione necessaria a ragguagliare i 42 anni e 10 mesi utili per la pensione anticipata. Ma non potrà farlo in quanto, nel caso di specie, la pensione anticipata sarebbe raggiunta con il cumulo dei periodi assicurativi tra le due predette gestioni previdenziali. In questo caso Mauro dovrebbe quindi ricongiungere la contribuzione presso (l'ex) fondo telefonici ai sensi della legge 29/79 sostenendo il relativo onere economico oppure far trascorrere almeno altri quattro anni di lavoro. Una limitazione piuttosto significativa. In tale ultima circostanza Mauro potrà scegliere se beneficiare fino alla scadenza della «isopensione» o presentare domanda di pensione anticipata alla maturazione dei requisiti tramite il cumulo dei periodi assicurativi tra il Fondo telefonici e la gestione dei lavoratori autonomi. Accertato il diritto a quest'ultima, l'INPS sospende l'erogazione della «isopensione» e liquida la prestazione richiesta.
Un discorso del tutto analogo vale per Cristina, una lavoratrice che ha 36 anni nel FPLD ed altri 6 anni in Gestione Separata dell'Inps. Pur avendo ragguagliato un totale di 42 anni tra le due gestioni previdenziali non può in alcun modo accedere all'isopensione finchè non avrà raggiunto un'anzianità contributiva di circa 38 anni nel FPLD. Nel caso di Cristina non si può, infatti, neanche ipotizzare una ricongiunzione dei contributi dalla gestione separata al FPLD.
La discriminazione è evidente: secondo l'interpretazione dell'Inps e del Ministero del Lavoro un lavoratore che maturasse i 42 anni e 10 mesi di contributi in una unica gestione previdenziale avrebbe diritto all'assegno di esodo; mentre se i 42 anni e 10 mesi fossero maturati sommando i contributi presenti in diverse gestioni previdenziali (es. Fpld e Gestione Separata) allora lo strumento sarebbe precluso.