Statali, al via i controlli della Finanza contro assenteismo e permessi facili
Il messaggero
La caccia ai dipendenti pubblici assenteisti, da tempo annunciata dal ministro della Funzione pubblica Giulia Bongiorno, è ufficialmente iniziata. Il 23 gennaio scorso, il Comando generale della Guardia di Finanza ha diramato le sue direttive per rendere operativo il protocollo firmato con il ministro alla fine dello scorso anno. I controlli, si legge nel documento di 14 pagine del Comando generale delle Fiamme Gialle, riguarderanno la «verifica dell’effettiva presenza in servizio dei dipendenti pubblici» e gli interventi «in materia di incompatibilità e cumulo di incarichi nel pubblico impiego». Non solo. I controlli saranno rivolti anche alla verifica dell’attestazione «delle condizioni che legittimano il beneficio di permessi per l’assistenza ai familiari anche con disabilità». Si tratta, in pratica, dei permessi legati alla legge 104, che permettono agli statali (ma anche ai lavoratori privati), di astenersi dal lavoro quando c’è da accudire un familiare disabile. Si tratta di un controllo che, insieme a quello sulla presenza in servizio del dipendente, sarà svolto in collaborazione con l’ispettorato per la Funzione pubblica. Il protocollo appena rinnovato, prevede anche che questa collaborazione con la Guardia di finanza, abbracci la verifica sull’osservanza «delle disposizioni vigenti sul controllo dei costi e sui controlli di regolarità amministrativa», in particolare per «garantire l’efficacia dei servizi resi ai cittadini e alle imprese». Per attivatre la collaborazione con le Fiamme Gialle, il Dipartimento della funzione pubblica del ministero, dovrà inviare una formale richiesta di verifica al Nucleo speciale anticorruzione, che a sua volta potrà attivare i reparti territoriali eventualmente interessati dalle segnalazioni.
LA RISPOSTA
La lotta all’assenteismo è, si dall’inizio del suo mandato ministeriale, uno dei pilastri dell’azione del ministro Bongiorno. Nel disegno di legge “concretezza” è stata introdotta una norma per il rilevamento «biometrico» della presenza in servizio dei dipendenti pubblici. In pratica la sostituzione del badge per i tornelli con le impronte digitali. Una risposta agli scandali degli ultimi anni, con i diversi casi di dipendenti colti a timbrare anche per colleghi assenti, o ad allontanarsi dal luogo di lavoro una volta “strisciato” il badge. «Far timbrare il proprio cartellino a un altro dipendente non è un malcostume: è un reato. E io, come ministro per la Pubblica amministrazione, devo stroncare questo reato», aveva dett o qualche giorno fa il ministro Bongiorno, intervenendo a Tg2 Italia. «Con queste condotte si vuole indurre in errore lo Stato, che poi pagherà all’assenteista regolarmente lo stipendio. Sono fenomeni che riguardano una percentuale limitata di dipendenti, ma sono allo stesso tempo fenomeni cronici. Io voglio prevenire e per questo voglio introdurre il controllo biometrico» aveva aggiunto. Già il precedente governo, con la legge Madia, aveva decisamente accelerato sulle procedure di licenziamento per gli statali colti in flagrante. Qualche effetto si è iniziato a vedere. Secondo gli ultimi dati dell’Ispettorato della Funzione pubblica, aggiornati al 15 dicembre scorso, ci sono in totale 131 procedimenti sanzionatori, cinquantacinque dei quali hanno portato al licenziamento dei dipendenti, mentre altri 35 si sono conclusi con sanzioni minori. Altri 31 procedimenti sono ancora in corso, mentre 10 risultano essere sospesi. Dal mese di giugno, da quando cioè il governo Conte è entrato nel pieno dei suoi poteri, i licenziamenti sono stati 22, mentre i procedimenti chiusi con altri tipi di sanzione sono stati 15. Nel secondo semestre su 131 procedimenti totali, ne sono stati avviati 70, poco più della metà.
Quota 100: ecco il calcolatore per scoprire se conviene andare in pensione prima
Fonte:sole24ore
n pensione prima dei 60 anni? Il decretone su pensioni e reddito di cittadinanza, allarga le possibilità di ritiro anticipato dal mercato del lavoro, rispetto al requisito anagrafico di 67 anni previsto per la pensione anzianità.
Il piatto forte è quota 100: con 62 anni di età e 38 anni di contributi è possibile andare in pensione cinque anni prima rispetto al previsto. Ma non è l’unica possibilità.
Ci sono almeno cinque chance di uscita, che possono interessare anche agli under 60: opzione donna per le lavoratrici dipendenti e «autonome», il canale riservato ai lavoratori precoci, lo scivolo verso quota 100 finanziato con i fondi bilaterali, l’isopensione verso l’anticipata, la Rita per disoccupati da almeno 24 mesi.
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PRIMA POSSIBILITÀ / Opzione donna, ritorna la sperimentazione
Nel pacchetto pensioni del Governo c’è anche la proroga per il 2019 di “opzione donna”: con 58 anni di età e 35 di contributi, le lavoratrici (59 se autonome) potranno avere una pensione ricalcolata con il solo criterio contributivo e decorrenza posticipata di 12 mesi (18 per le autonome). Nella relazione tecnica al decretone si ipotizza che il numero di lavoratrici interessate all’opzione potrebbero essere circa 24.500 nel 2019, con una riduzione degli importi medi dell’assegno ridotti del 14% per le lavoratrici dipendenti, del 19% per le lavoratrici del settore pubblico e del 23% per quelle autonome. Il taglio dell’assegno è legato al fatto che chi sceglie opzione donna avrà l’importo della pensione ricalcolato per intero con il metodo contributivo.
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SECONDA POSSIBILITÀ / Lavoratori precoci
Sono circa 14.500 i lavoratori “precoci” che potrebbero andare in pensione ogni anno, da qui al 2026. Il decretone stabilisce che non scatta l’adeguamento all'aspettativa di vita per i lavoratori precoci , i quali potranno uscire con 41 anni di contributi. In pratica si perdono solo due mesi rispetto alla normativa vigente. Ma quali sono i requisiti di questa categoria di lavoratori? In primis, aver versato almeno un anno di contributi versati prima dei 19 anni di età e poi svolgere attività particolarmente faticose (ai sensi del decreto ministeriale 5 febbraio 2018 o del Dlgs 67/2011), oppure essere care givers, invalidi civili almeno al 74% o disoccupati che abbiano esaurito la Naspi e passato un ulteriore trimestre di inoccupazione. L’assegno è calcolato con il sistema misto o retributivo ed è erogato dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti. Un lavoratore che ha iniziato a lavorare a 18 anni, dunque, con 41 anni di contributi può andare in pensione a 59 anni di età.
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TERZA POSSIBILITÀ/ Scivolo verso quota 100 con i fondi bilaterali
L’articolo 22 del decreto pensioni-reddito apre una via d’uscita verso quota cento anche per quei lavoratori che non hanno ancora i requisiti per la quota 100, ma che lo raggiungeranno nei tre anni successivi. Nel 2019, ad esempio, chi ha 59 anni di età e 35 di contributi, potrebbe optare per quota 100. A quali condizioni ? È necessario l’intervento delle aziende e soprattutto dei fondi di solidarietà bilaterali. Il primo passaggio è un accordo collettivo aziendale o territoriale siglato con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, dove viene anche stabilito il numero di lavoratori da assumere in sostituzione dei lavoratori uscita. L’obiettivo di questa misura è infatti quello di favorire il ricambio generazionale in azienda. Se c’è l’accordo scatta l’intervento dei fondi che possono erogare un assegno straordinario per il sostegno al reddito nel periodo di tempo che manca ai lavoratori senior per raggiungere i requisiti per la quota 100.
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QUARTA POSSIBILITÀ/ Isopensione
Sono sette gli anni che si possono anticipare rispetto alla vecchiaia con la formula dell’isopensione, che ha come destinatari i lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti. Il lavoratore deve siglare un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell'azienda. Dal momento in cui smette di lavorare fino alla pensione, percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro. La possibilità di anticipare 7 anni rispetto alla vecchiaia è prevista fino al 2020, dopo si potranno anticipare 4 anni. Questa strada non ha avuto grande successo finora, principalmente perché prevede una procedura complessa e molto onerosa per le aziende. Con 34 anni e 10 mesi di contributi per le lavoratrici e 35 anni e 10 mesi per i lavoratori è possibile accedere all’isopensione a prescindere dall’età anagrafica.
QUINTA POSSIBILITÀ/ «Rita» per disoccupati
Un’altra possibilità di uscita per i lavoratori a ridosso dei 60 anni riguarda la cosiddetta Rita, rendita integrativa temporanea anticipata che consente di utilizzare, prima di andare in pensione, il capitale accumulato nella previdenza integrativa sotto forma di un assegno periodico con frequenza mensile o al massimo trimestrale. La regola generale prevede che si debbano avere 62 anni di età e 20 di contributi, ma il limite anagrafico scende 57 anni in caso di disoccupazione da almeno 24 mesi.
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Pensioni, liquidazioni detassate per quasi 900mila statali
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Concorsi pubblici 2019: i nuovi bandi della pubblica amministrazione e quelli non ancora scaduti
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Tutto quello che c'è da sapere sulle nuove assunzioni nei diversi settori della Pubblica Amministrazione
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Statali, sconto Tfr per tutti. Ok Ragioneria sul decreto
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Concorsi, per l'ammissione alla prova orale serve il punteggio minimo di 21/30 nei due scritti
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Non è inammissibile, per omessa notifica al controinteressato, il ricorso per l’accesso agli atti, se l’amministrazione non ha individuato controinteressati in sede procedimentale
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Numero Verde Inps: orari e informazioni
FONTE:MONEY
Con l’introduzione del reddito di cittadinanza e di Quota 100 sono molti i cittadini che hanno bisogno di contattare l’Inps per chiedere informazioni generali su questi due istituti: vediamo come fare e qual è il numero verde da digitare.
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La falsa timbratura del pubblico dipendente è truffa aggravata a prescindere dal danno economico
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Pubblicazione di documenti nei siti informatici della p.a. e protezione dei dati personali.
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Danno da ritardo nei procedimenti avviati d’ufficio.
Fonte: https://www.segretaricomunalivighenzi.it/
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Accesso all’impiego nella Pubblica Amministrazione: gli scenari possibili
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Nuove norme per l’accesso all’impiego nella Pubblica Amministrazione: gli scenari possibili evidenziati da una missiva dell’ANCI al Ministro Giulia Bongiorno.
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Contributi per studiare lingue all'estero: il bando Inps
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Permessi per lutto: guida completa
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Guida completa ai permessi per lutto spettanti ai dipendenti in caso di decesso o grave infermità di un familiare, tra normativa e CCNL
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Opzione donna, proroga 2019: requisiti e novità
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Il decretone ha previsto la proroga, per l’anno 2019, l’opzione donna. Quali sono i requisiti e le condizioni d’accesso? Ecco delle brevi linee guida
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Assicurazione INAIL casalinghe 2019: quanto e quando pagare
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Con un documento di prassi, l’INAIL ha chiarito l’importo del premio da versare, per l’anno 2019, da parte di soggetti che si occupano della propria casa. Ecco le novità
Isee precompilato 2019: cos’è, come funziona e quando arriva
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Dal prossimo 1° settembre 2019 i contribuenti che daranno il loro consenso potanno ottenere il nuovo modello ISEE precompilato. Ecco cosa c'è da sapere.
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Da PensioniOggi:
L'opzione al sistema contributivo non fa perdere il diritto alla salvaguardia pensionistica
Una sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila conferma il criterio secondo il quale l'opzione per il sistema contributivo non comprime, in presenza delle relative condizioni, il diritto alla salvaguardia pensionistica.
Pensione Anticipata, Rischio slittamento per gli addetti a mansioni gravose ed usuranti
Il combinato tra finestre mobili e congelamento della speranza di vita rischia di peggiorare, anche se di poco, il quadro previdenziale degli addetti alle mansioni gravose ed usuranti.
Vittime di Violenza, Come si presenta la domanda all'Inps per il congedo retribuito
I chiarimenti in un documento dell'Inps. Dallo scorso anno il beneficio esteso anche alle lavoratrici autonome e alle domestiche. Dal 1° Aprile le domande potranno essere presentate solo per via telematica.
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La Pa va rilanciata “con fatti concreti e realmente produttivi di risultati, con investimenti seri sul personale e sulle strutture”.
A parlare è il segretario generale della Uilpa, Nicola Turco che conosce molto bene i meccanismi che fanno muovere la macchina amministrativa e boccia, senza mezzi termini, il ddl “Concretezza” in discussione al Parlamento,
Segretario, quando si parla di Pubblica Amministrazione troppo spesso si tende ad associare l’idea della macchina pubblica con i concetti di costo o addirittura spreco, oppure di inefficienza e assenteismo…
“Questo degrado, con il quale ci troviamo a convivere nostro malgrado, è il risultato delle politiche portate avanti in modo generalizzato dai Governi di vario colore, che hanno svilito non poco il valore del lavoro pubblico. I ripetuti attacchi alla categoria dei dipendenti pubblici hanno contribuito a generare nell’immaginario collettivo la figura del dipendente pubblico “sfaccendato”, in barba al lavoro quotidianamente svolto da circa 3,2 milioni di persone che, con grande sacrificio, riescono ancora a garantire la funzionalità del sistema pubblico e l’erogazione dei servizi al cittadino, nonostante le vertiginose carenze di personale, dovute al blocco del turnover, ed i carichi di lavoro enormi. E soprattutto nonostante il blocco della contrattazione, durato ben nove anni, che ha eroso fino all’osso il potere di acquisto dei dipendenti pubblici”.
Parliamo di blocco della contrattazione. Cosa ha significato e come ne siete usciti?
“Il reiterato blocco delle retribuzioni ha determinato un ampliamento di quel gap, già esistente, tra la condizione economica dei lavoratori pubblici italiani e quella dei lavoratori pubblici degli altri Paesi europei. A dispetto di quanto spesso si sente affermare, raffrontando le retribuzioni medie dei dipendenti pubblici dei Paesi europei più rappresentativi, l’Italia è il fanalino di coda nella classifica degli stipendi pubblici! La vertenza per il rinnovo dei contratti non è stata una battaglia corporativistica ma una battaglia finalizzata al riconoscimento di un diritto inalienabile dei lavoratori, che è quello di percepire una retribuzione proporzionale alla qualità e alla quantità del svolto e tale da garantire la conduzione di un’esistenza dignitosa. Non è stato facile arrivare al conseguimento del risultato, sono stati necessari anni duri, fatti di manifestazioni, scioperi, battaglie su tutti i fronti. In tale contesto, noi possiamo dire di aver avuto coraggio nel rivendicare a gran voce la cifra di 7 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti pubblici, somma che si avvicinata moltissimo a quella alla fine stanziata dalla parte politica. Ma cosa più importante, il nuovo contratto ha consentito di restituire valore, ruolo e materie alla contrattazione nazionale e integrativa nonché il ripristino di relazioni sindacali degne di questo nome. Tale successo, tuttavia, lascia irrisolte molte altre problematiche che si ripercuotono sulla funzionalità del Servizio Pubblico”.
Manifestazione nazionale UIL - CGIL - CISL DEL 9 FEBBRAIO 2019 –indicazioni operative
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