Contributi pensione, vanno in prescrizione dal 1° gennaio 2019
I dipendenti hanno tempo fino al 31 dicembre 2018 per verificare se il proprio “estratto conto INPS/INPDAP”sia aggiornato con tutti i contributi previdenziali versati. La nuova data deriva dalla circolare INPS n. 169 del 15 novembre 2017, che a fronte dell’intervento dei sindacati, ha prorogato i termini inizialmente fissati al 31 dicembre 2017.
Tempi Liquidazione TFR Dipendenti Pubblici 2018: la Consulta potrebbe intervenire?
Fonte: lentepubblica.it
Il personale della PA per legge dovrebbe ricevere dalla propria liquidazione 22 mila euro in più rispetto ai lavoratori privati, il cui istituto è regolato dallo stesso articolo 2120 del Codice civile. Riguardo i tempi della liquidazione del TFR per i Dipendenti Pubblici la Consulta potrebbe dare indicazioni certe su questo punto e su altri.
In settimana potrebbe infatti arrivare una svolta positiva per tutti i dipendenti pubblici assunti dopo il 2000 e destinati ad una liquidazione finale fortemente e inferiore rispetto a chi opera nel settore privato. Mercoledì prossimo, 10 ottobre, infatti, la Consulta si esprimerà sulla causa promossa dal tribunale di Perugia con ordinanza del 25 aprile 2017 sulla questione della legittimità costituzionale dell’art. 26, c. 19 della legge 448/98, relativa all’accordo collettivo nazionale quadro firmato dai sindacati confederali del 29 luglio 1999 e del conseguente art. 1, c. 3 del DPCM 20 dicembre 1999 che giustifica tale trattenuta a titolo di rivalsa con una evidente discriminazione rispetto a quanto prescrive l’art. 2120 del Codice civile per il settore privato.
Quali sono i tempi attuali di liquidazione?
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per dipendenti pubblici è una somma di denaro corrisposta al lavoratore nel momento in cui termina il rapporto di lavoro.
L’importo è determinato dall’accantonamento, per ogni anno di servizio o frazione di anno, di una quota pari al 6,91% della retribuzione annua e dalle relative rivalutazioni. In caso di frazione di anno, la quota è ridotta in maniera proporzionale e si calcola come mese intero la frazione di mese uguale o superiore a 15 giorni.
La legge di stabilità per il 2014 ha ridotto l’importo del Tfr/Tfs dei dipendenti pubblici che può essere pagato in unica soluzione, riducendolo dai 90.000 previsti a 50.000 e allungando i tempi di pagamento portandoli a 12 mesi per le cessazioni per raggiungimento del limite di età o di servizio e ben 24 mesi per altri motivi.
Esistono diverse soluzioni per accedere alla pensione anticipata; anche in assenza dei requisiti necessari per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Molti lavoratori possono infatti sfruttare diverse proposte al momento in vigore per trasformare un elevato numero di contributi in requisiti per l’accesso alla pensione anticipata; ciò a prescindere dall’età e quindi dal requisito anagrafico.
Un tempo si chiamava pensione di anzianità; oggi, si chiama pensione anticipata ordinaria. Per accedere a questo regime, non conta il requisito anagrafico, bensì quello contributivo. Il vecchio regime è ancora valido per alcune categorie di lavoratori; ad esempio, gli addetti ai lavori gravosi. Il nuovo prevede dei requisiti contributivi differenti per uomini e donne.
Andando più nel dettaglio sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini; 41 anni e 10 mesi, invece, per le donne. Tuttavia, quanto appena scritto, è valido per il solo 2018. Nel 2019, a causa del meccanismo relativo all’aspettativa di vita, i requisiti contributivi cambieranno nel modo seguente. 43 anni e 3 mesi per gli uomini; 42 anni e 3 mesi per le donne. L’incremento di 3 mesi dovrebbe essere valido ogni 2 anni. La prossima modifica dovrebbe quindi esserci nel 2021.
Per quanto riguarda il calcolo dell’assegno in regime di pensione anticipata ordinaria, il sistema si basa sul metodo retributivo fino al 31 dicembre 2011; dal 1° gennaio 2012 viene infatti applicato il sistema contributivo, per chi ha versato almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Il sistema di calcolo può essere retributivo fino al 31 dicembre 1995 e poi contributivo per chi ha meno di 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995. Infine si annovera anche il sistema interamente contributivo per chi non ha alcun contributo al 31 dicembre 1995. Quest’ultimo metodo di calcolo è certamente più penalizzante relativamente all’importo dell’assegno riguardo al sistema retributivo.
Si precisa che l’accesso alla pensione anticipata ordinaria può avvenire anche attraverso il cumulo contributivo. Si tratta di una somma di tutti i contributi versati in fondi previdenziali diversi. Il sistema di calcolo può dipendere dalle regole adottate specificamente dai fondi previdenziali stessi.
Diverse regole per i lavoratori precoci; questi ultimi devono soddisfare il requisito di aver versato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del 19° anno di età. La pensione anticipata si potrà ottenere con 41 anni nel 2018; diventeranno 41 anni e 5 mesi a partire dal 2019. Le categorie a cui è riservato questo trattamento sono le seguenti:
Se il raggiungimento dei requisiti è ottenuto entro il 31 dicembre 2018 si avrà tempo fino al 1° marzo 2019 per fare la domanda. Sono comunque ammesse le domande tardive fino al 30 novembre 2019. Il meccanismo appena citato vale anche per gli anni seguenti.
Un altro meccanismo di pensione anticipata che non conta il requisito anagrafico è la cosiddetta pensione di anzianità in totalizzazione. Questo regime permette di sommare e quindi totalizzare i contributi versati in gestioni diverse. Il requisito da rispettare per accedere alla pensione di anzianità in totalizzazione corrisponde a 40 anni e 7 mesi di contributi nel 2018, che diventeranno 41 anni di contributi nel 2019. Inoltre va annoverata una finestra di 21 mesi antecedente alla prima erogazione.
Il metodo di calcolo dell’assegno può dipendere dai sistemi adottati dalle differenti gestioni. Generalmente il sistema di calcolo è contributivo e rivalutato in base al Pil.
Il requisito anagrafico non si conta neppure nel regime che consente la percezione dell’assegno di invalidità. I lavoratori che hanno una riduzione della capacità lavorativa che supera i 2/3 possono fare domanda per ottenere l’assegno ordinario di invalidità. I requisiti contributivi da rispettare ammontano a 5 anni di contributi, di cui almeno 3 versati negli ultimi 5 anni precedenti la data di presentazione della domanda. Al raggiungimento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia, l’assegno ordinario di invalidità viene convertito in quest’ultima.
Ultimo trattamento che non prevede il raggiungimento di requisiti anagrafici è la pensione di inabilità. Solo i soggetti impossibilitati a svolgere qualsiasi attività lavorativa in modo permanente possono accedere alla pensione di inabilità. Anche in questo il requisito da rispettare equivale a 5 anni di contributi; di questi almeno 3 versati negli ultimi 5 anni prima della data di presentazione della domanda.
Come è possibile usufruire dei permessi Legge 104? Precisiamo che si tratta della Legge rivolta ai soggetti che vivono in condizione di disabilità; a chi necessita di cure particolari. E coinvolge e comprende i parenti che possono chiedere permessi retribuiti per assistere i familiari che affetti da disabilità. La Legge 104 è del 1992. Nel tempo è stata aggiornata con vari permessi di cui possono beneficiare soggetti che prestano funzioni da caregiver nonché soggetti disabili che lavorano.
Nel campo dei permessi retribuiti la legge 104 consente tre giorni di permesso mensile. Utilizzabili anche sotto forma di permessi frazionati o di permessi giornalieri per ciascun giorno di lavoro nel mese. Esistono alcune distinzioni. Infatti si tratta di 2 ore al giorno se l’orario di lavoro è di 6 ore o superiore. Mentre è di 1 ora al giorno se l’orario di lavoro è inferiore alle 6 ore.
Pertanto, come abbiamo detto, sono tre le modalità di utilizzo dei permessi. 3 giorni al mese, 2 ore al giorno, in maniera frazionata. Cosa si intende per permesso in maniera frazionata? Prima di tutto occorre sottolineare che la frazionabilità per i lavoratori del pubblico impiego è subordinata a quanto previsto dal singolo contratto collettivo di categoria. Mentre per i lavoratori del settore privato l’Inps prevede la possibilità di frazionare le ore.
Permessi Legge 104: qual è il numero di ore utilizzabili? Si possono convertire le ore applicando il seguente calcolo: orario di lavoro settimanale diviso il numero dei giorni lavorativi settimanali per 3. Il risultato sarà pari alle ore di permesso utilizzabili. Importante spiegare che l’articolazione delle ore potrà essere organizzata in maniera diversa rispetto al permesso 104 sotto forma di ore giornaliere.
Infine la richiesta va presentata al proprio datore di lavoro.
Legge 104 con depressione e anoressia, come avere i permessi
Fonte: https://www.termometropolitico.it/
Anoressia e depressione con Legge 104, i permessi validi
Hanno diritto ai benefici garantiti dalla Legge 104 i soggetti affetti da disabilità fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva. Ci si chiede se anche malattie come depressione e anoressia rientrino nell’elenco delle patologie invalidanti. La risposta è affermativa, anche perché l’elenco di tali malattie è stato ultimamente ampliato. E in questa lista rientrano anche la depressione e l’anoressia, con determinate percentuali in base alla tipologia e alla gravità della malattia. Andiamo a vedere le informazioni utili a riguardo.
Legge 104 con depressione e anoressia: l’elenco dei disturbi psichici
Dunque, come abbiamo scritto sopra depressione e anoressia rientrano nell’elenco delle patologie psichiche. Si tratta di patologie invalidanti e che pertanto determinano una forte riduzione della capacità lavorativa, oltre che un eventuale aiuto nello svolgimento delle regolari attività quotidiane.
Nella suddetta lista figurano dunque le seguenti diciture.
Queste malattie si aggiungono dunque all’elenco delle seguenti patologie.
Patologia |
Invalidità |
Disturbo amnesico persistente indotto da sostanze (tipo korsakoff). |
100% |
Schizofrenia di tipo disorganizzato, catatonico, paranoide, non specificata (tab. b1-b2-b3; deficit moderato). |
75% |
Schiz. di tipo disorganizzato, catatonico, paranoide, non specificata (tab. b1-b2-b3; deficit grave). |
100% |
Schizofrenia residuale (tab. b1-b2-b3; deficit moderato). |
75% |
Schiz. Residuale (tab. b1-b2-b3; deficit grave). |
100% |
Disturbo bipolare I (tab. c1-c2; deficit moderato). |
61-80% |
Dist. Bip. I (tab. c1-c2; deficit grave). |
100% |
Disturbo bipolare II e disturbo bipolare sai (tab. c1-c2, deficit grave). |
75% |
Disturbi deliranti (paranoia, parafrenia, delirio condiviso, altri). |
75% |
Ritardo mentale di media gravità (q.i. da 35-40 a 50). |
61-80% |
Ritardo mentale grave e profondo (q.i. <35-40-50. |
100% |
Permessi 104/92 e congedo: valgono i contributi figurativi.
Legge 104 con depressione e anoressia: permessi e agevolazioni
Come stabilisce la normativa a riguardo, chi soffre di patologie invalidanti con determinate percentuali può ottenere benefici e agevolazioni fiscali. Ad esempio, dal 46% in su di invalidità è possibile ottenere l’iscrizione nelle liste speciali dei Centri per l’Impiego finalizzata alle assunzioni agevolate; fino al 73% è possibile ricevere assistenza sanitaria più ulteriori agevolazioni fiscali. Dal 66% di invalidità accertata si può ottenere l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario. Per godere di tali benefici sarà necessario essere visitati da apposita commissione medica, che accerterà lo stato di invalidità e la sua relativa percentuale.
Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali si va dalle detrazioni Irpef e Iva sull’acquisto di veicoli e strumenti informatici. Sotto l’aspetto professionale si avrà diritto a 3 giorni di permesso retribuito al mese, congedo straordinario e possibilità di scegliere la sede di lavoro. Se l’invalidità è riconosciuta al 100% e viene dunque meno la capacità di essere autosufficienti, si avrà diritto anche all’ottenimento dell’indennità di accompagnamento.
La sentenza n. 14468 del 6 giugno 2018 della Corte di Cassazione ha fornito ulteriori chiarimenti sulla Legge 104 e sulla maturazione delle ferie. In tale sentenza si parla nello specifico dei periodi di assenza fruiti per la Legge 104, i quali concorrono alla maturazione delle ferie. Questa pronuncia segue e conferma altre promulgazioni, ovvero la sentenza n. 15425/2014 e l’Ordinanza n. 14187/2017. Tutto è partito dalla denuncia di un lavoratore dipendente che aveva protestato contro la decurtazione delle ferie a seguito della fruizione dei permessi 104 da parte del suo datore di lavoro.
Congedo biennale con 104/92: requisiti e quant’è lo stipendio.
La Corte di Cassazione ha fatto riferimento alla normativa costituzionale e internazionale relativa alla tutela delle persone con disabilità. Il rimando è alla Convenzione ONU a riguardo; nello specifico nel sostegno da parte dello Stato per i soggetti disabili e le loro famiglie, ritenute indispensabili per il godimento dei propri diritti da parte dei soggetti disabili. Di fatto, la decurtazione delle ferie a seguito della fruizione dei permessi 104, potrebbe indurre i soggetti aventi diritto a rinunciare a questi ultimi al fine di maturare i giorni di ferie. E ciò andrebbe contro la legislazione vigente relativa alla tutela dei diritti dei disabili e dei loro familiari.
Il giudice ha così decretato che “i permessi accordati per l’assistenza di un familiare portatore di handicap concorrono nella determinazione dei giorni di ferie maturati dal lavoratore che ne ha beneficiato”. La decurtazione delle ferie imposta dal datore di lavoro risulta così illegittima.
Pertanto la Cassazione ha confermato che le ferie, così come la tredicesima, non giungono a maturazione solo in caso di cumulabilità tra permessi 104 e congedo parentale ordinario; questa infatti potrebbe comportare un lungo periodo di sospensione dal lavoro; certamente più significativo rispetto ai 3 giorni mensili previsti dai permessi 104.
Atti di organizzazione della PA: discrezionalità amplissima
Fonte: https://www.giurdanella.it/
Il Consiglio di Stato sugli atti di macro - organizzazione e sui limiti del sindacato giurisdizionale in caso di impugnazione della motivazione
Negli atti di organizzazione della PA esiste una discrezionalità estremamente pronunciata, e per contro l’onere di motivazione è ridotto: ciò comporta che il sindacato giurisdizionale è limitato alle ipotesi di abnormità conclamata ed evidente.
Il Consiglio di Stato respinge definitivamente le contestazioni dell’ex avvocato comunale contro l’atto di un Comune che aveva soppresso l’avvocatura civica dell’ente comunale, per affidare il contenzioso a legali esterni, a partire da considerazioni sul grande margine di discrezionalità dell’ente pubblico in materia di atti di macro organizzazione (Cons. Stato, sez. V, 3 settembre 2018, n. 5143)
Gli atti organizzativi delle Pubbliche Amministrazioni: natura e discrezionalità
I giudici di Palazzo Spada premettono che la determinazione delle linee fondamentali di organizzazione degli uffici pubblici (con l’individuazione di quelli di maggiore rilevanza, dei modi di conferimento della relativa titolarità e di determinazione delle dotazioni organiche complessive) è rimessa – sulla base di “principi generali” fissati dalla legge – a ciascuna amministrazione pubblica, che vi provvedere mediante “atti organizzativi” (cfr. artt. 2 e 5 d. lgs. n. 165/2001).
Tali atti organizzativi sono complessivamente ispirati a criteri di funzionalità, flessibilità, trasparenza ed imparzialità, idonei a tradurre e compendiare, in prospettiva programmatica, i principi costituzionali di buon andamento ed imparzialità (art. 97 Cost.) e a perseguire la complessiva efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa (art. 1 l. n. 241/1990).
Il Consiglio di Stato non dubita che tali “atti organizzativi” rientrino pienamente nel novero del provvedimenti amministrativi e siano, in quanto tali, soggetti al relativo statuto, il quale ne impone la complessiva verifica di legittimità, la soggezione alle norme sulla competenza, il rispetto dei canoni di ragionevolezza, la garanzia di imparzialità e ne legittima il corrispondente sindacato giurisdizionale da parte del giudice amministrativo, anche in punto di adeguatezza delle premesse istruttorie e di idoneità giustificativa sul piano motivazionale.
Tuttavia, è vero, tuttavia, che gli ampi margini della scolpita logica di auto organizzazione postulano ed impongono, per tradizionale e consolidato intendimento, il riconoscimento di una lata discrezionalità programmatica.
Secondo la sentenza in commento sussiste, nella adozione dei provvedimenti in questione, una discrezionalità che, per un verso ridimensiona, pur senza elidere, l’intensità dell’onere motivazionale e, per altro e consequenziale verso, limita il sindacato giudiziale alle ipotesi di conclamata ed evidente abnormità.
Ne consegue la riforma della sentenza del Tar in primo grado, che, annullando la delibera di macro-organizzazione del comune, ha obiettivamente travalicato i limiti di un sindacato estrinseco di legalità, di fatto sovrapponendosi ad una opzione organizzativa di per sé né arbitraria, né irragionevole, né sproporzionata, ove confrontata con i canoni di funzionalità e flessibilità (art. 2 d. lgs. n. 165/2001 cit.).
I motivi dell’ampia discrezionalità: le ridotte esigenze garantistiche e la posizione di minore importanza del privato
Le suddette conclusioni del Consiglio di Stato sono motivate dal rilievo che – pur essendo anche l’attività amministrativa organizzativa assoggettata al principio di legalità (art. 97 Cost., nella parte in cui postula una base legale ad ogni attribuzione competenziale) – i relativi procedimenti (di matrice caratteristicamente infrastrutturale o interna o programmatoria) non sono destinati ad incidere, se non in via mediata, sulle posizioni soggettive dei consociati, in quanto destinatari dell’azione amministrativa.
Ciò significa che a livello macroorganizzativo, l’amministrazione non entra in relazione diretta con i titolari di situazioni giuridiche soggettive, ma crea soltanto presupposti alla instaurazione di rapporti giuridicamente rilevanti con tali soggetti. Ne risulta corrispondentemente attutito (se pur non eliso, non trattandosi propriamente di autonomia) il profilo garantistico del momento giustificativo, che legittima – come tale – un sindacato limitato al travisamento del fatto o al manifesto eccesso di potere.
In siffatto contesto, osserva la sentenza, anche l’Avvocatura Comunale, malgrado le consistenti guarentigie rivenienti dalla legge professionale in relazione alla qualificata attività dispiegata, rappresenta a tutti gli effetti un ufficio comunale e, come tale, è soggetto al generale potere di auto-regolamentazione dell’ente.
Nell'ambito dell’Agenda digitale si sta puntando molto sulle competenze
Fonte:https://www.ilgiorno.it/ di RUBEN RAZZANTE
Nell'ambito dell’Agenda digitalesi sta puntando molto sulle competenze e il Ministro per la pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, nei giorni scorsi, ha emanato una circolare che introduce l’obbligo per tutte le amministrazioni di dotarsi di un Responsabile della trasformazione digitale (Rtd), come già previsto dal Codice dell’amministrazione digitale (Cad). Nella circolare sono chiarite le competenze e le funzioni da assegnare ai nuovi Responsabili della trasformazione digitale o da attribuire a quelli già nominati. Si tratta di compiti di coordinamento e indirizzo per assicurare che l’amministrazione pubblica attui puntualmente le norme e le riforme relative alla transizione al digitale. Nel testo della circolare si attribuiscono alla struttura per l’organizzazione, l’innovazione e le tecnologie una serie di compiti di rilievo strategico, tra cui l’analisi della coerenza tra l’organizzazione dell’amministrazione e l’utilizzo delle tecnologie digitali, la riduzione dei tempi e dei costi dell’azione amministrativa e la promozione di iniziative legate all’attuazione delle direttive impartite dal governo.
In particolare, il Responsabile della trasformazione digitale potrà costituire tavoli di coordinamento, gruppi tematici per singole attività e/o adempimenti e proporre l’adozione di circolari e atti di indirizzo sulle materie di propria competenza (ad esempio, in materia di approvvigionamento di beni e servizi ICT). L’Rtd potrà adottare gli strumenti più opportuni di raccordo con le altre figure coinvolte nel processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione (quali il responsabile per la gestione, il responsabile per la conservazione documentale, il responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza, il responsabile per la protezione dei dati personali). Oltre ad avere una funzione di stimolo, avrà anche un ruolo di effettivo indirizzo e coordinamento e sarà organo dirigenziale dotato di responsabilità laddove l’Amministrazione fosse in ritardo o inadempiente rispetto alla trasformazione digitale. La circolare non offre invece chiarimenti – come non lo faceva il Cad – sulle conseguenze in caso di mancata nomina del Rtd o sul mancato adeguamento dell’ente alle norme a presidio della trasformazione digitale. Scatteranno sanzioni per le pubbliche amministrazioni che non si doteranno di tale figura?
Denuncia di infortunio: comunicazione obbligatoria per 1 giorno di assenza
Denuncia di infortunio: la comunicazione è obbligatoria anche per gli eventi che comportano un solo giorno di assenza dal lavoro.
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Vediamo cos'è e come funziona la carta prepagata PostePay Inps Card per l'accredito della pensione, dei voucher, della NASpI e tanto altro.
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I rischi per chi lavora al computer
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Al riconoscimento dell’invalidità civile al 100% vengono collegati una serie di benefici e agevolazioni; dall’esenzione del ticket alla pensione di inabilità, fino all’indennità di accompagnamento.
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Da PensioniOggi:
In bilico la possibilità di cumulare gratuitamente la contribuzione mista. Chi non ha raggiunto i 38 anni di contributi dovrà attendere la maturazione di una quota superiore a 100. Per aiutare l'uscita si può però ricorrere al riscatto o ai contributi volontari.
Pensioni, Dal 2019 scatta lo sconto di cinque mesi per gravosi ed usuranti
Ma manca ancora la procedura telematica Inps per attivare il beneficio. Ben 15 categorie di lavoratori saranno dispensati dal prossimo adeguamento alla speranza di vita Istat.
Pensioni, Aggiornati i tassi per la cessione del quinto nel IV trimestre del 2018
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La consegna del Documento di Economia e Finanza alle Camere certifica la quota 100 con 62 anni e 38 di contributi. Nessun riferimento alla pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica.