Andiamo al lavoro e non alla guerra
La battaglia per il nuovo CCNL deve partire anche dalla sicurezza: non si può andare a lavorare come se si andasse in guerra rischiando di morire o rimanere invalidi. A seguito del lutto di Arezzo, occorre una rivoluzione culturale da parte del nuovo Governo, chiediamo un “anno zero”; questa volta per la sicurezza. Carenza di fondi e di personale non possono essere la scusante. Determinate funzioni inerenti la sicurezza non possono essere esternalizzate con enorme dispendio di fondi ed un possibile assoggettamento degli RSPP: abbiamo all’interno della P.A. le opportune competenze in INAIL, ISPESL ecc. che possono tranquillamente essere pagate con partite di giro a prezzo di mero costo.
IL FATTO
Due colleghi dell’archivio di Stato di Arezzo ... Leggi tutto
Pensioni, il piano per le uscite a 62 anni: sconto sul riscatto della laurea
Fonte: ilmessaggero di Andrea Bassi
La riforma della legge Fornero sarà uno dei punti fermi della prossima manovra. Il pacchetto messo a punto dai tecnici della Lega Nord è pronto ed è stato consegnato al ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Il Tesoro farà le sue valutazioni e proporrà probabilmente delle limature, ma l'impalcatura rimarrà quella disegnata dai tecnici del Carroccio. Dal prossimo anno si potrà lasciare il lavoro con 62 anni di età, se si sono maturati almeno 38 anni di contributi. La cosiddetta «quota 100».
La novità dell'ultima ora è che si è deciso di inserire un paletto. Per poter lasciare il lavoro bisognerà avere anche un numero minimo di contributi pari a 36 anni. Significa che per arrivare alla fatidica quota 100 non basterà avere 65 anni e 35 di contributi. A 65 anni serviranno 36 anni e, dunque, la quota sarà 101. Mentre chi, per esempio, ha i 36 anni di contributi, potrà lasciare il lavoro anche a 64 anni. Questo paletto permetterà di abbassare da 492 mila a 380 mila le uscite anticipate il prossimo anno, riducendo anche l'impatto sui conti pubblici.
Nel conteggio dei contributi validi per poter arrivare ai 36 anni, potranno essere conteggiati al massimo solo due anni di «contribuzione figurativa», come quella che si riceve in caso di cassa integrazione o di maternità. Però sarà possibile colmare i buchi nei contributi. Il pacchetto della Lega prevede infatti, anche una «pace contributiva», costruita sulla falsa riga della «pace fiscale» e che avrà due pilastri.
IL PASSAGGIO
Il primo sarà la possibilità di riscattare, con un super sconto, gli anni della laurea. Oggi, per chi ha provato a chiedere i conteggi all'Inps o ad una cassa privata, il conto del riscatto è risultato spesso salato. Anche perché il calcolo viene fatto sulla base dell'ultimo stipendio percepito. L'idea sarebbe quella di permettere il riscatto facendo pagare una cifra più che dimezzata rispetto al dovuto. Dove porre l'asticella non è ancora stato stabilito, ma si potrebbe arrivare a percentuali simili a quelle proprio della pace fiscale, la cui aliquota massima dovrebbe essere il 25%.
Il secondo pilastro è la possibilità di riscattare, con sconti simili a quelli della laurea, anche gli anni in cui non si è lavorato, i cosiddetti «buchi contributivi». I versamenti, secondo riferiscono fonti bene informate, dovrebbero essere poi concentrati al massimo in un biennio, nel 2019 e nel 2020, in modo da finanziare la partenza della riforma Fornero.
Nel progetto ci sono ancora delle subordinate. Come la possibilità che venga imposto un ricalcolo contributivo per chi anticipa la pensione con quota 100, e che riguarderebbe tutti i contributi versati dal 1996 in poi. In questo caso l'assegno anticipato rispetto alla Fornero, sarebbe più basso di un 10-15%, riducendo contemporaneamente anche il costo della riforma. Il pacchetto, come detto, adesso è nelle mani di Tria che potrebbe proporre delle limature o, magari, una approccio più graduale per arrivare comunque alla fine al risultato richiesto dal Carroccio.
Pensioni notizie oggi: Quota 100 e anticipata 62 anni, Boeri vieta tutto
fonte:termometropolitico
Boeri contrario alla Quota 100, i numeri
Pensioni ultime notizie: è tornato a parlare il Presidente dell’Inps Tito Boeri; nel corso di un’audizione al consiglio di Presidenza del Senato. Boeri ha ribadito le sue critiche alle prossime misure del Governo. Da mesi si è sempre detto contrario alla maggiore flessibilità nell’accesso all’età pensionistica che il Governo vorrebbe introdurre. Il Presidente dell’Inps è dell’avviso che l’impostazione della riforma Fornero sia da salvaguardata. Invece negli ultimi giorni si parla con quasi certezza dell’introduzione di ‘Quota 100′ con età minima 62 anni.
Pensioni notizie oggi, Boeri sul ricalcolo anche ai consiglieri regionali
Nell’affrontare il tema del ricalcolo contributivo Boeri ha affermato che se da una parte la rivisitazione sui vitalizi ha prodotto un risparmio di 40 milioni di euro è possibile ancora produrre altre economie. Se il Senato dovesse adottare la medesima delibera ci sarebbero ‘ulteriori 16 milioni di euro di risparmi’. Andando avanti nel ragionamento ha aggiunto: ‘estendendo il ricalcolo ai consiglieri regionali si risparmierebbero 55 milioni di euro aggiuntivi. Si avrebbero così risparmi superiori ai 100 milioni di euro’.
Perché per Boeri ci sono molte altre operazioni che potrebbero essere attuate per diminuire le differenze tra il trattamento riservato ai parlamentari e quello dei cittadini. Un esempio? ‘Oggi i parlamentari possono andare in pensione molto prima degli altri. E poi per quanto riguarda gli oneri figurativi. Loro possono accumulare anche due pensioni durante il mandato parlamentare. Su questo aspetto abbiamo dato alcuni suggerimenti. Se potessimo, come Inps, prenderci carico di questo sarebbe anche un’operazione di trasparenza perché oggi sui contributi abbiamo questa anomalia per cui l’ente che raccoglie i contributi; che eroga le prestazioni è anche quello che paga la parte tra virgolette datoriale. Se fosse l’Inps a occuparsi di tutto ciò, questo sistema diventerebbe anche molto più trasparente. Quindi anche il bilancio di Camera e Senato si reggerebbe meglio. Questo è un suggerimento, poi tocca a loro decidere’.
Pensioni notizie oggi, Boeri ‘100 miliardi di debito sui giovani’
‘Le regole dei vitalizi sono state sin dall’origine introdotte dal Parlamento in regime di autodichia senza contemplare una valutazione di giudici esterni. Tale autonomia è stata consapevolmente utilizzata per mettere in piedi un sistema insostenibile destinato a gravare in modo rilevante sui cittadini in aggiunta alla spesa destinata al pagamento delle indennità parlamentare’. E fatta questa promessa si è voluto collegare alla riforma Fornero.
Ecco l’affondo del Presidente dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale. ‘Sarebbe paradossale che nel momento in cui si chiede ai parlamentari di avvicinare i propri trattamenti al regime contributivo; si operasse in direzione opposta per altre categorie di lavoratori; concedendo loro uscite anticipate generalizzate senza alcuna riduzione attuariale e appesantendo di oltre cento miliardi il debito pensionistico che grava sulle giovani generazioni’.
Pensioni notizie oggi, parlamentari
Infine bisogna ricordare che la delibera sul taglio dei vitalizi ha scatenato l’opposizione dei deputati che si sentono ‘ingiustamente’ penalizzati dalla misura. Al momento si contano quasi 500 ricorsi di ex deputati contro la delibera adottata dall’Ufficio di presidenza della Camera lo scorso 12 luglio. E a breve se ne dovrebbero aggiungere tantissimi altri. Il consiglio di giurisdizione esaminerà i primi ricorsi entro la fine di ottobre.
Riforma Pensioni, Ecco i capitoli allo studio del Governo
Inizia il conto alla rovescia per la presentazione della Legge di Bilancio. Dopo la nota di aggiornamento al Def l'esecutivo dovrà indicare come e in che termini realizzare la flessibilità in uscita.
Nonostante l'abolizione del trattenimento in servizio operata dalla Legge Madia nel novembre 2014 è ancora in vigore la normativa speciale del settore.
Resta Incerto il destino dell'Ape sociale
Le preoccupazioni di molti lavoratori che attendono le decisioni del Governo su una possibile proroga. La sua abolizione senza un rimpiazzo adeguato comporterebbe un peggioramento del quadro previdenziale.
Pensioni quota 100, la Lega vuole il riscatto agevolato della laurea
«Quota 100 sarà efficace ma anche con oneri sopportabili per la finanza pubblica. Sarà realizzata con misure di buon senso, compresa la pace contributiva nell’ottica di favorire l’aumento volontario della contribuzione da parte dei lavoratori».
È uno dei punti portati dalla Lega al tavolo del governo in vista della Legge di Bilancio. «Una riunione molto positiva - ha riferito uno dei partecipanti alla riunione - e il ministro Tria ha preso atto della volontà politica della Lega e del Movimento 5stelle di realizzare formule importanti di cambiamento, dal reddito di cittadinanza per gli italiani alla riforma delle pensioni».
Sul versante previdenziale il punto di partenza è quota 100, con età minima di 62 anni: per finanziare l’intervento - si parla di 6-8 miliardi - verrà data la possibilità alle parti sociali di costituire fondi bilaterali (sul modello del fondo esuberi delle banche) con funzione integrativa del trattamento pubblico.Tra le ipotesi dell’ultima ora spunta poi la possibilità di riscattare gli anni della laurea a tassi agevolati con la duplice finalità di aumentare l’importo dell’assegno e soprattutto di utilizzare questi anni per raggiungere quota cento.
Possibilità, quest’ultima, riconosciuta per gli anni dal 1996 in poi, a favore quindi di chi ricade nel sistema contributivo. Finora il riscatto della laurea - a causa degli alti costi da sostenere - ha registrato poche adesioni: nel 2016, secondo i dati Inps, sono state presentate 14.859 domande (11.210 per la gestione privata e 3.649 per quella pubblica).
Tra le ipotesi al vaglio dei tecnici anche la sanatoria dei contributi evasi e un meccanismo agevolato per consentire ai lavoratori di pagare di tasca propria i periodi di scopertura contributiva, «nella logica dei contributi volontari - spiega uno dei tecnici al lavoro sulla misura - per aiutare i lavoratori precari».
Da PensionioOggi:
Come si legge l'estratto conto contributivo
L'estratto conto contributivo riassume tutti i periodi di contribuzione del titolare registrati dall’ Inps fino ad un determinato periodo.
Leggi Tutto: https://www.pensionioggi.it/dizionario/estratto-conto-contributivo#ixzz5S025EXDN
Anticipo TFR, i dipendenti pubblici come possono chiederlo?
Fonte:orizzonte scuola
Anticipo TFR per acquisto prima casa, come possono chiederlo i dipendenti pubblici? Analizziamo cosa stabilisce la legge e quali possibilità ci sono.
Posso io richiedere il TFR per ristrurazione prima casa se e di come devo fare sono collaboratore scolastico con più di 25 anni di servizio. Grazie
I dipendenti pubblici a differenza dei dipendenti privati, non possono chiedere l’anticipo del TFR – trattamento di fine rapporto o il Tfs – trattamento di fine servizio.
L’anticipo TFR, non viene riconosciuto ai dipendenti pubblici in quanto è accantonato figurativamente e viene liquidato solo al momento della cessazione dal servizio (legge 279/1982).
Nel caso specifico è possibile chiedere un prestisto ex Inpdap, oggi Inps.
I dipendenti pubblici, nonostante non possano ottenere l’anticipo TFR o TFS, possono ottenere un prestito decennale, per determinati eventi.
Negli eventi rientra anche l’acquisto della prima casa.
Il prestito è agevolato, può essere restituito con un massimo di 120 rate mensili, con un importo non superiore ad un quinto dello stipendio. Inoltre, è consentita l’estinzione anticipata in qualsiasi momento.
Per approfondire l’argomento sul prestito Inps (ex Inpdap), consigliamo di leggere: Prestiti INPS (ex Inpdap) per i dipendenti pubblici: guida completa sulla tipologia dei prestiti e i moduli da presentare
Anticipo con il Fondo Espero
Per i dipendenti pubblici che hanno aderito al Fondo Espero, è possibile chiedere un anticipo per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa, oppure per spese sanitarie.
Bisogna aver maturato il requisito di otto anni di adesione nel fondo.
Leggi anche: Pensione anticipata RITA uscita 5 anni prima con il Fondo Espero
Buoni pasto, cosa cambia per i dipendenti pubblici (Ddl concretezza)
Fonte:orizzote scuola
Buoni pasto per i dipendenti pubblici, sono state apportate modifiche con il Decreto concretezza, ecco di cosa si tratta e quanto incide sui dipendenti.
Buongiorno, sono un dipendente pubblico, ho letto che ci sono state variazioni per i buoni pasto, potrei sapere di cosa si tratta. Vi ringrazio.
In riferimento ai buoni pasto, penso che il nostro lettore si riferisca alle novità contenute nel decreto concretezza, che dispone interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche Amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo.
Nel decreto sono state inserite nuove regole dei buoni pasto, nello specifico nel decreto si legge:
“Le pubbliche amministrazioni che hanno sottoscritto ordini d’acquisto in attuazione delle convenzioni per la fornitura del servizio sostitutivo di mensa mediante buoni pasto, per i lotti che sono stati oggetto di risoluzione da parte di Consip S.p.A. alla data di entrata in vigore della presente disposizioni, richiedono ai propri dipendenti la restituzione dei buoni pasto, maturati e non spesi, e li sostituiscono con altri buoni pasto di valore nominale corrispondente, acquistati con le modalità previste dalla normativa vigente”.
Le novità riguarda la sostituzione dei buoni pasto oggetto di risoluzione contrattuale da parte di Consip SPA.
Legge 104: detrazione spese mediche e assistenza disabili, le novità
Fonte:orizzontescuola
Spese mediche e assistenza disabili con legge 104, la lista completa delle spese che si possono detrarre nella dichiarazione dei redditi, le ultime novità.
Buongiorno, ho mio marito con legge 104 art. 3 comma 3, quali spese posso detrarre dalla dichiarazione dei redditi. Vi ringrazio.
L’Agenzia delle Entrate, ha pubblicato una guida che spiega quali spese è possibile portare in detrazione. Nello specifico, le persone con disabilità possono portare in deduzione dal reddito complessivo, ai sensi dell’art. 10 del Tuir, le spese mediche generiche e di assistenza specifica sostenute nei casi di grave e permanente invalidità o menomazione.
Leggi anche: Spese sanitarie detraibili dal 2019, ultime novità dall’ Agenzia delle Entrate
Detrazione spese mediche: chi può usufruirne
Sono considerate con disabilità, ai fini della deduzione:
Legge 104 con handicap grave art. 3 comma 3
Per coloro che sono stati riconosciuti portatori di handicap, la grave e permanente invalidità o menomazione non implica necessariamente la condizione di handicap grave indicata nell’art. 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992.
È sufficiente la condizione di handicap riportata al comma 1 dello stesso articolo.
Invalidi civili
Per gli invalidi civili, invece, occorre accertare la grave e permanente invalidità o menomazione. Se non espressamente indicata nella certificazione, questa può essere comunque ravvisata nei casi in cui sia stata certificata un’invalidità totale o sia stata attribuita l’indennità di accompagnamento.
Invalidi di guerra
Anche i grandi invalidi di guerra (articolo 14 del T.U. n. 915 del 1978) e le persone a essi equiparate sono considerati portatori di handicap in situazione di gravità sulla base della documentazione rilasciata dai competenti ministeri al momento della concessione dei benefici pensionistici.
Tra le spese sanitarie deducibili rientrano anche quelle relative a una persona deceduta, se sostenute dagli eredi dopo il suo decesso. Se le spese sono state sostenute da più eredi, ognuno di essi può beneficiare della deduzione sulla quota di spesa effettivamente sostenuta.
Spese che si possono portare nella dichiarazione dei redditi
Le spese ammesse in deduzione sono:
Sono considerate spese di assistenza specifica le spese sostenute per:
È possibile, inoltre, portare in deduzione anche le spese sostenute per le attività di ippoterapia e musicoterapia, a condizione che:
Spese non deducibili
Non rientrano, invece, tra le spese deducibili:
Se il dispositivo medico rientra tra i mezzi necessari all’accompagnamento, alla deambulazione, alla locomozione e al sollevamento delle persone con disabilità (ad esempio stampelle), il diritto alla detrazione del 19% può essere fatto valere sull’intero importo della spesa sostenuta:
Limite di deducibilità
Le spese mediche generiche e di assistenza specifica sono interamente deducibili dal reddito complessivo, anche se sostenute dai familiari dei disabili e anche se questi non risultano fiscalmente a carico.
Se il documento di spesa è intestato solo alla persona disabile, il familiare che ha sostenuto il costo, per fruire della deduzione, dovrà integrarlo, annotandovi l’importo da lui pagato. Lo stesso familiare sarà tenuto a fornire la documentazione comprovante la spesa in sede di controllo della dichiarazione dei redditi.
In caso di ricovero di un portatore di handicap in un istituto di assistenza e ricovero, non è possibile portare in deduzione l’intera retta pagata, ma solo la parte che riguarda le spese mediche e di assistenza specifica, anche se sono state determinate sulla base della percentuale forfettaria stabilita da una delibera regionale.
A tal fine, è necessario che le spese risultino indicate distintamente nella
documentazione rilasciata dall’istituto di assistenza.
Detrazione Spese con legge 104: i documenti da conservare
La documentazione delle spese è generalmente costituita dalle fatture, ricevute o quietanze rilasciate al contribuente da chi ha percepito le somme, con indicazione del suo codice fiscale o numero di partita Iva.
Tali documenti non devono essere allegati alla dichiarazione dei redditi ma
conservati, in originale, per tutto il periodo durante il quale l’Agenzia delle entrate ha la possibilità di richiederli.
Permessi per assistere familiari con handicap
ALLEGATO*
Fonte: https://www.money.it/ di Noemi Secci
*Permessi retribuiti Legge 104 per dipendenti che assistono familiari disabili (anche se lavoratori): come funzionano, chi ne ha diritto, quali requisiti.
ARAN : Riproporzionamento ferie e permessi
Focus sull'orientamento applicativo ARAN (CFC14) concernente l'applicazione dei nuovi contratti collettivi del pubblico impiego
CFC14
Come devono essere riproporzionati le ferie, le giornate di festività soppresse e i permessi ex art. 32 nel caso di part-time misto con prestazione articolata su alcuni giorni della settimana e di diversa durata giornaliera, anche nell’eventualità di variazioni in corso d’anno?
Per quanto riguarda le ferie, l’art. 59, comma 9, del CCNL Funzioni centrali 12/2/2018 prevede che i lavoratori a tempo parziale verticale hanno diritto ad un numero di giorni di ferie proporzionato alle giornate di lavoro prestate nell’anno, non rilevando il numero di ore prestate durante le giornate di presenza. Pertanto, per il dipendente che per l’intero anno lavora quattro giorni a settimana, ipotizzando una settimana lavorativa di cinque giorni, i giorni di ferie spettanti saranno i quattro quinti del monte annuo riconosciuto dal contratto all’art. 28, tenuta in debito conto l’anzianità di servizio. Analogo criterio andrà adottato per le festività soppresse, non destinatarie di una disciplina distinta da quella delle ferie in tal senso.
Quanto all’eventualità di modifica dell’articolazione oraria in corso d’anno, con incremento di presenza di un giorno a settimana, il calcolo poco sopra evidenziato andrà operato distintamente per i singoli periodi di applicazione dei diversi regimi orari e andrà, poi, ponderato su base annua in relazione al numero di settimane prestate nell’uno e nell’altro regime orario, con arrotondamento per difetto o per eccesso a seconda che il primo decimale sia inferiore o superiore a 0,5.
In merito ai permessi orari retribuiti ex art. 32 del CCNL 12/2/2018, il comma 4 di tale articolo dispone espressamente il riproporzionamento nel caso di lavoro a tempo parziale.
Per coerenza ed al fine di assicurare trattamenti uniformi con il personale a tempo pieno, si ritiene che, nel caso di part-time orizzontale, caratterizzato da una ridotta prestazione oraria su tutti i giorni lavorativi, debba procedersi anche al riproporzionamento delle sei ore, previste dal comma 2, lett. e), quale decurtazione convenzionale del monte ore, in caso di fruizione del permesso per l'intera giornata.
Nel caso di dipendente che, per l’intero anno, lavora quattro giorni a settimana, ipotizzando una settimana lavorativa di cinque giorni, andrà, quindi, riconosciuto un monte orario annuo di permessi pari ai quattro quinti di diciotto; mentre, nel caso di modifica del regime orario in corso d’anno, permanendo la condizione di part-time misto, l’analogo riproporzionamento andrà calcolato per i singoli periodi di applicazione dei diversi orari e andrà, poi, ponderato su base annua in relazione al numero di settimane prestate nell’uno e nell’altro regime orario, in analogia a quanto già detto per le ferie. La durata convenzionale, invece, non subisce modifiche.
Lavoro: il dipendente pubblico ha diritto all'aspettativa per dottorato
Il diniego da parte della PA per esigenze organizzative non può prescindere da una rigorosa motivazione con riferimento alla professionalità, al ruolo e alle peculiarità di impiego dell'interessato
FONTE:STUDIOCATALDI di Valeria Zeppilli –
I dipendenti pubblici hanno diritto, ove ne facciano richiesta e compatibilmente con le esigenze organizzative dell'amministrazione di appartenenza, ad essere collocati in aspettativa retribuita nel caso in cui vengano ammessi a un corso di dottorato di ricerca senza borsa di studio.
Con la sentenza numero 626/2018 qui sotto allegata, il TAR Liguria ha a tale proposito chiarito quali sono i presupposti necessari affinché la pubblica amministrazione possa legittimamente rifiutare di concedere l'aspettativa in ragione di proprie esigenze organizzative.
Confini di legittimità del diniego
Per il giudice amministrativo, la soluzione va cercata considerando un aspetto fondamentale: il beneficio dell'aspettativa, concesso dall'articolo 2 della legge numero 476/1984, è espressione del diritto allo studio, costituzionalmente garantito. Ciò comporta che il provvedimento con il quale lo stesso viene negato deve essere sorretto da adeguate motivazioni.
Il che vuol dire che la legittimità di tale provvedimento è subordinata "ad una specifica valutazione e ad una conseguente rigorosa motivazione non già rispetto alle generiche esigenze organizzative complessive dell'amministrazione di provenienza, ma con riferimento alla professionalità, al ruolo e alle peculiarità di impiego dell'interessato, onde valutare se ricorrano effettivamente ragioni ostative all'accoglimento della sua domanda".
La vicenda
Nel caso di specie, a richiedere l'aspettativa retribuita per dottorato era un commissario capo in servizio presso una Casa Circondariale con funzioni di Vice comandante di Reparto.
L'amministrazione di appartenenza aveva rigettato la sua richiesta adducendo l'incompatibilità dell'aspettativa con le esigenze organizzative dell'Istituto penitenziario in considerazione della sua complessità operativa, data da una popolazione detenuta superiore alla capienza regolamentare e dalla presenza di un numero di funzionari appena necessario a coprire la pianta organica. Per il TAR, però, si tratta di un'affermazione "in sé generica e priva di fondamento, oltre che disancorata dallo specifico impiego e alle funzioni svolte dal ricorrente".
Di conseguenza, il provvedimento di diniego è stato annullato, con conseguente obbligo dell'amministrazione di pronunciarsi nuovamente sull'istanza presentata dal lavoratore.
Ministero della Salute- Le malattie che ti prendi in ufficio davanti al pc
Fonte: Libero
I più colpiti sono schiena, collo e occhi. La vita da impiegato, con otto ore davanti al computer, miete tante vittime. Come rivelano i dati presentati dall'agenzia Loudhouse al ministero della Salute e ripresi da Il Giornale, il 60% soffre di mal di schiena, il 50% di mal di testa e e dolori a spalle e cervicale. Poi ci sono gli occhi, affaticati, con frequente sensazione di secchezza e addiritturavista annebbiata.
I medici consigliano a questo proposito di fare una pausa di 15 minuti ogni due ore. L'indagine ha anche rivelato che per coloro che stanno seduti tutto il giorno il rischio di diabete aumenta del 112%, quello di infarto e ictus del 147%. Stare troppo alla scrivania aumenta anche i rischi di cancro al seno, alla prostata e al colon. L'uso del mouse senza un adeguato supporto per il polso è tra i principali responsabili della sindrome da tunnel carpale.
Importante è anche la l'altezza della sedia e la posizione della tastiera: l'ideale, per le spalle e le articolazioni, sarebbe avere gli avambracci alla stessa altezza dei tasti. Poi c'è l'aria condizionata, i cui filtri devono essere ben puliti e funzionanti per evitare il diffondersi di batteri anche pericolosi.Bronchiti, mal di gola e cervicali possono essere la conseguenza di una regolazione eccessiva verso il basso della temperatura.