Ddl concretezza: novità in arrivo per i dipendenti pubblici
Il 13 settembre il CdM ha approvato il Ddl "decreto concretezza", ecco cosa prevede il piano del Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno
Fonte: https://www.lavoroediritti.com/
Il Consiglio dei Ministri, in data 13 settembre, ha approvato il Ddl concretezza, contenente numerose novità per i dipendenti pubblici. Il disegno di legge, proposto dal Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, si pone l’obiettivo ha l’obiettivo di individuare soluzioni per garantire e migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione e incrementare la qualità dei servizi forniti.
Dal punto di vista lavorativo il Ddl riguarda il pubblico impiego in quanto introduce novità sia per l’immissione in servizio e sia per lo svolgimento dell’attività lavorativa quotidiana. Si va infatti dall’introduzione delle impronte digitali in sostituzione del vecchio cartellino, ad un nuovo piano di assunzioni, attraverso l’introduzione di nuove regole per accedere alla PA con contratto a tempo indeterminato.
Ddl concretezza: cosa contiene
Come anticipato in premessa il provvedimento in oggetto contiene “interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo”. Per prima cosa è stata prevista una sorta di cabina di regia denominata Nucleo per la concretezza; questa avrà il compito, in collaborazione con l’Ispettorato della funzione pubblica di svolgere sopralluoghi e visite presso le singole amministrazioni. Al termine del sopralluogo dovrà quindi proporre eventuali misure correttive e migliorative e i relativi tempi di realizzazione.
Si prevede inoltre l’introduzione di un piano di rilancio denominato “piano triennale efficienza”, che avrà lo scopo di indicare azioni dirette al miglioramento della macchina pubblica. I dirigenti che non saranno in grado di attuare i piani di miglioramento avranno responsabilità amministrative dirette e le amministrazioni saranno inserite in una black list.
Piano antiassenteismo, contro i “furbetti del cartellino”
Una parte molto corposa del provvedimento prevede l’introduzione di misure per il contrasto all’assenteismo dei dipendenti pubblici. Si introdurranno sistemi di identificazione biometrica e di
videosorveglianza in sostituzione dei diversi sistemi di rilevazione automatica, attualmente in uso.
In parole povere verranno introdotti sistemi di videosorveglianza agli ingressi e rilevamento delle impronte digitali al posto del classico badge per attestare l’ingresso e l’uscita dal lavoro.
Piano assunzioni, turnover nella PA
Per migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione il Ddl concretezza introduce inoltre un nuovo piano di assunzioni cosiddetto turno over. Questo ha lo scopo di inserire in servizio una nuova generazione di dipendenti pubblici che sappiano rispondere meglio alle esigenze di digitalizzazione dei servizi al cittadino.
A tal scopo si prevede la possibilità per le PA di assumere in servizio il 100% del personale andato in pensione nell’anno precedente. Si dovrà comunque procedere all’assunzione in via prioritaria di personale con elevate competenze in materia di digitalizzazione e di razionalizzazione e semplificazione dei processi amministrativi.
Infine per il triennio 2019-2021 le PA avranno la possibilità di effettuare assunzioni, mediante lo scorrimento delle graduatorie; oppure potranno avviare procedure concorsuali indette in deroga alla normativa vigente in materia di mobilità del personale e senza la necessità della autorizzazione preventiva.
Altre misure, novità per i buoni pasto
Infine va segnalata la misura inerente la sostituzione dei buoni pasto erogati in base alle convenzioni stipulate da Consip.
Decreto concretezza, testo
Dopo l’approvazione del Ddl da parte del Consiglio dei Ministri, il testo è passato all’esame successivo del Garante Privacy e alla Conferenza Unificata. Alleghiamo il testo approvato per una completa lettura.
Link : Disegno di Legge "Concretezza" - Testo approvato in CdM
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Fonte: https://www.lavoroediritti.com/leggi-e-prassi/ddl-concretezza#ixzz5RWxezIA5
Bonus legge 104: assegno disabili da 1900 euro, slitta la circolare Inps
Fonte: https://www.termometropolitico.it/
Bonus Inps per caregiver in ritardo, quando arriva
Il Testo Unico in materia di ‘caregivers familiari’ per coloro che assistono un familiare anziano o dei disabili prevede un bonus di 1900 euro. In particolare il beneficio è riservato a chi assiste familiari disabili o anziani con più di 80 anni. Il testo di legge è la sintesi di tre disegni di legge il cui comune obiettivo è di concedere agevolazioni per chi presta assistenza ad un familiare disabile. Sono moltissime le famiglie che trarranno vantaggi dall’applicazione della norma.
Bonus legge 104: assegno disabili da 1900 euro, cosa manca
Cosa manca all’avvio della misura? Dovrà essere una circolare dell’Inps a chiarire i dettagli. Serve infatti specificare campi di applicazioni e requisiti di riferimento. Già da mesi sembra che manchi poco alla pubblicazione della circolare. Ma a distanza di tempo dai primi annunci ufficiosi non vi sono segnali ufficiali. E nel frattempo sono sempre di più i cittadini che si chiedono se e come potranno usufruire dell’agevolazione. La stessa circolare Inps di prossima pubblicazione dovrà contenere tutte le istruzioni operative.
Bonus legge 104: assegno disabili da 1900 euro, le informazioni disponibili
Il bonus disabili di 1.900 euro dovrà essere erogato sotto forma di: contributo economico di 1.900 euro a titolo di rimborso spese per chi assiste un familiare over 80. Oppure con detrazione fiscale di 1900 euro; per chi assiste un familiare disabile di età pari o superiore a 80 anni, entro il terzo grado di parentela. Questa forma di detrazione si andrà a sommare alle altre agevolazioni e benefici in vigore per l’assistenza ai disabili e non autosufficienti. Per ottenere la detrazione il caregiver dovrà presentare lo stato di famiglia contenente il suo nome. Oltre a quello del soggetto assistito e l’I.S.E.E. inferiore a 25.000 euro.
Bonus legge 104: assegno disabili da 1900 euro, chi può fare richiesta
Per l’ottenimento del bonus può avanzare richiesta il familiare dell’assistito che è tenuto a presentare e conservare lo stato di famiglia contenente il nominativo dell’assistito, nonché l’Isee. Oltre al coniuge, può presentare richiesta anche parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso; convivente di fatto ai sensi della legge n. 76 del 20 maggio 2016; familiare o affine entro il secondo grado; familiare entro il terzo grado secondo singoli casi specificati.
Pensioni ultime notizie: Quota 100 e Fornero, Salvini passa ai fatti
Fonte: https://www.termometropolitico.it/
Sul fronte pensioni ultime notizie ruotano attorno a Quota 100, una misura finalizzata ad anticipare l’età pensionabile e a creare un turnover generazionale nel mondo del lavoro. Almeno nell’ipotesi di Matteo Salvini, che da ministro dell’Interno e vicepremier, fa suo un tema molto caro. Quello dell’abolizione (seppur graduale) della Legge Fornero, un cavallo di battaglia della Lega. Con un post sul suo profilo Facebook Salvini ha voluto ribadire il concetto. “Dopo le ingiustizie e le sofferenze causate dalla Legge Fornero, la nostra priorità era ed è restituire il diritto alla pensione a milioni di italiani. Stiamo lavorando per questo. Obiettivo: Quota 100, permettendo così anche l’ingresso di tanti giovani nel mondo del lavoro”.
Pensioni ultime notizie: Quota 100 da 62 o 64 anni?
Anche se gli economisti del governo sembrano smentirlo, Salvini vorrebbe che Quota 100 partisse da almeno 62 anni di età, anziché dai 64 previsti da chi deve far quadrare i conti. C’è chi pensa si tratti di una campagna elettorale mai terminata – soprattutto sul tema Fornero – chi invece crede nella ferma convinzione del leader leghista di far partire il requisito anagrafico a 62 anni; ovvero prima rispetto a quanto previsto dalle ultime voci a riguardo.
Nel post Salvini ha infatti condiviso un frammento di una puntata di Porta a Porta nel quale ribadisce di non voler far partire il requisito anagrafico a 64 anni. “No, assolutamente, è troppo alto 64 anni. Con la Fornero arrivavi a 66-67 in prospettiva: impensabile. Io ho chiesto che al massimo si parta da 62; però ho chiesto di essere ancora più rigorosi”. Per il vicepremier il diritto alla pensione è facilmente convertibile in diritto al lavoro per i giovani. “Sono pieno di imprenditori che mi chiedono di abolire la Fornero perché se posso mandare in pensione un mio collaboratore di 62 anni, che ormai è stanco, al suo posto posso prendere due ragazzi. E quindi lo Stato mi prende anche più contributi”.
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Pensioni ultime notizie: Quota 100, le ultimissime notizie
Finora le ipotesi sul tavolo di Quota 100 sono molte e tutte aperte. Non c’è ancora nulla di certo. Sta prendendo quota anche l’ipotesi di un’uscita a 62 anni (e 38 di contributi), ma forse con una finestra di 1 anno; ovvero 1 anno di stallo, e la ricezione del primo assegno a partire da 63 anni. Ma andare in pensione prima potrebbe anche nascondere delle insidie, traducibili in assegni più bassi. A questo punto potrebbe rientrare la possibilità di un superbonus, vale a dire un incentivo economico che stimoli la permanenza sul posto di lavoro ancora per qualche anno. Si tratterebbe di una facoltà, di una scelta volontaria, ma che di fatto contraddirebbe quel turnover generazionale professionale auspicato da Salvini. E quindi non resta che attendere nuovi aggiornamenti per capire verso quale direzione si andrà.
Riposi per allattamento al padre e maternità autonoma sono compatibili
Per la Cassazione è compatibile la fruzione di riposi giornalieri per allattamento del lavoratore dipendente con la maternità goduta dalla madre autonoma
Fonte: https://www.lavoroediritti.com/ By Daniele Bonaddio
Sono assolutamente compatibili gli istituti dei riposi giornalieri per allattamento fruiti dal padre lavoratore dipendente con l’indennità di maternità percepita dalla madre lavoratrice autonoma. Infatti, non esiste nessun divieto di cumulo tra godimento dell’indennità di maternità e fruizione di detti riposi giornalieri; non è quindi possibile obbligare il godimento degli stessi diritti in una condizione di generale alternatività.
A stabilirlo è la Corte di Cassazione con la sentenza n. 22177 del 12 settembre 2018. A nulla rileva quindi la circostanza in base alla quale la lavoratrice abbia ripreso effettivamente il lavoro, né se la fruizione dei due benefici si sia sovrapposto in tutto o solo in parte nel medesimo periodo.
Compatibilità tra assegno di maternità e riposi giornalieri per allattamento: la vicenda
Nel caso di specie il padre lavoratore dipendente usufruiva dei riposi giornalieri per allattamento di cui all’art. 40 D.Lgs. n. 151/2001 per 2 ore al giorno nel caso di orario di almeno 6 ore sino al compimento dell’anno della figlia, nata il 28 settembre 2009.
In tal contesto, la moglie che era lavoratrice autonoma, aveva ripreso il lavoro già dall’8 ottobre 2009, usufruendo del trattamento economico di maternità nei tre mesi successivi al parto, come previsto dall’art. 66 D.Lgs. n. 151/2001. Ne deriva che la fruizione dei permessi giornalieri del padre dipendente contrastavano con il periodo di fruizione dell’indennità di maternità da parte della moglie.
L’INPS, infatti, ha respinto la domanda del padre, il quale ha deciso di intraprendere le vie legali. Lo stesso è risultato vincitore sia in primo che secondo grado.
L’INPS ha proposto ricorso per Cassazione con un unico motivo.
Difatti, l’Istituto previdenziale sosteneva che la disciplina dei permessi per allattamento del padre lavoratore dipendente andavano interpretati nel senso di non ammettere il cumulo dei due istituti, ossia i riposi e l’indennità di maternità. Ciò anche se uno dei due genitori fosse stato autonomo e l’altro dipendente. Secondo la tesi dell’INPS non era assolutamente giustificabile la circostanza secondo la quale vi era il cumulo dei due benefici durante uno stesso periodo per lo stesso evento a favore del padre quando la lavoratrice madre è autonoma. A maggior ragione se entrambi gli istituti avevano la finalità di favorire i bisogni del bambino.
Leggi anche: Permessi per allattamento: cosa sono, retribuzione e domanda online
Assegno di maternità e riposi giornalieri (allattamento): la sentenza
I giudici della Suprema Corte danno nuovamente ragione al lavoratore. Viene respinta quindi la resi dell’INPS secondo il quale la fruizione dei riposi da parte del padre sarebbe alternativa all’indennità per la madre, così come è previsto quando quest’ultima è una lavoratrice dipendente.
Dunque, gli Ermellini danno una precisa interpretazione letterale dell’art. 40 del D.Lgs. n. 151/2001 che concede la possibilità per il padre di utilizzare i permessi “nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente”. Inoltre, non viene fissato alcun requisito di alternatività fra riposi giornalieri e indennità di maternità, consentendo peraltro alla madre lavoratrice autonoma di rientrare al lavoro in qualsiasi momento dopo il parto.
Pertanto, il padre può fruire dei permessi giornalieri anche nel periodo di fruizione dell’indennità di maternità da parte della madre. I permessi, infatti, non sono legati alla condizione che la madre non se n’avvalga e che pertanto essi debbano essere fruiti durante il primo anno di vita del bambino soltanto quando sia decorso un certo periodo di tempo dal parto.
Dunque, non trova luogo nessun divieto di cumulo tra godimento dell’indennità di maternità e fruizione dei riposi giornalieri; di conseguenza non è possibile obbligare il godimento degli stessi diritti in una condizione di generale alternatività.
Permessi per lavoratori con handicap –ALLEGATO*
Fonte: https://www.money.it/di Noemi Secci
*Permessi retribuiti Legge 104: come funzionano, chi ne ha diritto, quali requisiti, come sono calcolati e pagati.
Riforma delle pensioni: quale sarà l’età pensionabile? Gli scenari possibili
Fonte: https://www.money.itdi Simone Micocci
Per la riforma delle pensioni il Governo pensa ad una Quota 100, ma non si tratta dell’unico scenario possibile.
Non c’è ancora chiarezza su quale sarà la riforma delle pensioni che verrà attuata dal Governo del cambiamento. L’intenzione è - come annunciato da tutte le parti in gioco - quella di riformare la Legge Fornero abbassando l’età pensionabile che, ricordiamo, dal 1° gennaio 2019 passerà a 67 anni (per la pensione di vecchiaia).
Per rivedere la Legge Fornero il Governo sembra voler introdurre dal 2019 la Quota 100, ovvero lo strumento con cui si può andare in pensione una volta che la somma tra età anagrafica e contributi maturati dà come risultato 100. Quindi, si potrebbe andare in pensione a 60 anni d’età e 40 di contributi, o anche a 61 e 39, 62-38, 63-37, e così via.
Questo strumento, se introdotto senza alcun paletto, farà sì che l’età pensionabile si abbassi di diversi anni, specialmente per coloro che hanno iniziato a lavorare da molto giovani ed hanno continuato a farlo senza interruzioni.
Il problema è che introdurre la Quota 100 così com’è costerebbe troppo allo Stato; secondo le stime Inps, infatti, se questo partisse dal 2019 ci sarebbe un costo troppo elevato da sostenere sia nell’immediato che nel medio-lungo periodo, dal momento che la spesa aumenterebbe con il passare degli anni a causa di un progressivo incremento del numero di pensionati.
Per questo motivo per la riforma delle pensioni ci potrebbero essere degli altri scenari da prendere in considerazione. Nel dettaglio, gli scenari possibili sono stati illustrati dal giornalista Marco Sodano de La Stampa, in un video pubblicato dal quotidiano torinese.
Vediamo quindi a quanti anni si potrà andare in pensione - e con quanti contributi - in base a quella che sarà la decisione del Governo, e quali saranno a seconda dei casi i costi che lo Stato dovrà sostenere per la riforma previdenziale.
Quota 41 e Quota 100 (ma con un minimo di età)
Il primo scenario indicato da La Stampa è quello che vede l’introduzione della Quota 100 - ma con un’età minima fissata a 64 anni - e l’estensione della Quota 41, strumento con il quale si può andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica una volta raggiunti i 41 anni di contributi.
Oggi questa misura previdenziale è riservata ai lavoratori precoci che rientrano in uno dei 5 profili di tutela riconosciuti dal nostro ordinamento, mentre nel caso in cui si avverasse questo scenario vi potrebbero fare ricorso tutti i lavoratori.
Personalmente, però, crediamo che ci siano poche possibilità che questo scenario si concretizzi visti i costi necessari per estendere la Quota 41 e nel contempo introdurre la Quota 100 (seppur limitata ai lavoratori che hanno compiuto i 64 anni).
In tal caso, infatti, sulle casse dell’Inps graverebbe un costo di 11,6 miliardi di euro nel 2019, poiché bisognerà far fronte a circa 600mila pensionati in più. Il costo della riforma, inoltre, salirà a 18 miliardi nel 2028, quando i pensionamenti saranno superiori di 1 milione rispetto alle attese.
In pensione a 65 anni
Il secondo scenario illustrato da La Stampa prevede l’abbassamento dell’età pensionabile a 65 anni, indipendentemente dai contributi maturati.
Anche in questo caso, però, crediamo si tratti di un’ipotesi che non si concretizzerà, dal momento che si prevede un costo di 10 miliardi di euro per il 2019 che salirà a 16,5 miliardi nel 2028.
Quota 41 e Quota 100 (senza paletti)
Questo scenario, per i motivi suddetti, è ancora meno realizzabile, almeno nell’immediato. Per estendere l’accesso alla Quota 41 a tutti i lavoratori e introdurre nel frattempo una Quota 100 senza paletti (che diventerebbe Quota 101 per i lavoratori autonomi) infatti, bisognerebbe trovare 14 miliardi di euro per il 2019, mentre nel 2028 si arriverà ad una spesa di 21 miliardi di euro nel 2028.
Solo Quota 100 o pensione anticipata
L’ultimo scenario è quello più fattibile, anche perché si tratta del più economico.
Nel dettaglio, La Stampa ipotizza l’introduzione della Quota 100 ma con un’età minima di 64 anni in alternativa alla pensione di vecchiaia.
In alternativa i lavoratori potranno ricorrere alla pensione anticipata (in vigore già oggi), per la quale si può andare in pensione al raggiungimento di un determinato requisito contributivo e indipendentemente dall’età anagrafica.
Per il 2019 - per effetto dell’adeguamento con le speranze di vita - il requisito contributivo previsto per la pensione anticipata è di:
43 anni e 3 mesi per gli uomini;
42 anni e 3 mesi per le donne.
Come anticipato, i costi di questa riforma dovrebbero essere sostenibili per lo Stato: si parla, infatti, di una spesa di 4,6 miliardi di euro per il 2019, fino ad arrivare ad 8 miliardi nel 2028.
Quindi questo è lo scenario più economico per le casse dello Stato, ma allo stesso tempo è anche il più faticoso per il lavoratore visto che l’età pensionabile sarà abbassata di soli 3 anni (da 67 a 64), ma esclusivamente per coloro che potranno vantare almeno 36 anni di contributi (per la pensione di vecchiaia ne sono sufficienti 20).
Da PensioniOggi:
Supplemento di Pensione, Ecco i requisiti per richiederlo
Il Supplemento è un incremento della propria pensione che viene liquidato a coloro che hanno effettuato il versamento di contributi anche in periodi successivi alla data di decorrenza di percezione del trattamento pensionistico.
Leggi Tutto: https://www.pensionioggi.it/dizionario/supplemento-di-pensione#ixzz5RX79bXcW
Pensioni, Alla Camera arriva il DDL che taglia gli assegni d'oro
· Fonte:pensionioggi Scritto da Bernardo Diaz
Ritoccate al rialzo di 10mila euro le soglie di reddito pensionistico oltre il quale scatterebbero le riduzioni in funzione dell'età di ritiro. All'interno del provvedimento sale anche l'abolizione dei privilegi ai sindacalisti.
Lavoro, Istat: Cresce l'occupazione nel secondo trimestre del 2018
· Fonte:pensionioggi
Lo certifica la nota trimestrale congiunta pubblicata dall'Istat sulle tendenze dell'occupazione relativa al secondo trimestre 2018. Secondo il documento si torna ai livelli pre-crisi.
Pensioni Militari, quando non si applicano gli adeguamenti alla speranza di vita
· Fonte:pensionioggi Scritto da Valerio Damiani
Se all'età ordinamentale per il collocamento a riposo sono raggiunti almeno 35 anni di servizio il personale fa salva l'applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita.
PUBBLICO IMPIEGO - Foccillo (UIL): Inconcepibile l'ipotesi di un taglio sugli stipendi
Uil pronta con le piattaforme per i rinnovi contrattuali
“ Il «rischio» di un taglio dal prossimo gennaio sugli stipendi dei pubblici dipendenti, come ipotizzato da alcune testate giornalistiche, in caso di mancata copertura nella legge di bilancio delle risorse utili all'erogazione dell'elemento perequativo, è inconcepibile, in quanto non è mai accaduto che un aumento contrattuale non venisse riconfermato.
Sarebbe un vulnusal diritto contrattuale stesso e, inoltre, verrebbe meno la stessa logica degli ultimi rinnovi contrattuali che, finalmente, dopo dieci anni hanno ripristinato la contrattazione e dato respiro alle retribuzioni dei pubblici, ferme ormai da anni.
L’elemento perequativo dovrà diventare, dal prossimo gennaio, strutturale nelle voci stipendiali dei lavoratori della P.A. e, pertanto, dovranno esser stanziate dal Governo le necessarie risorse.
Non solo, quest’ultime, sempre nella prossima legge di fine anno, dovranno essere accompagnate dai fisiologici e dovuti stanziamenti economici per il nuovo triennio contrattuale 2019/2021, in modo da render, fin da subito, possibili le trattative per i rinnovi.
Dopo aver superato i dieci anni più bui del pubblico impiego la Uil non accetterà brusche frenate.
Tutt’al contrario è già pronta, con le sue Federazioni del pubblico impiego, a presentare le sue piattaforme e a sedersi sul tavolo di trattativa con l’obiettivo di restituire dignità al potere d’acquisto dei lavoratori che rappresenta.”
LAVORO - Cgil, Cisl, Uil scrivono a Di Maio: aprire un tavolo di confronto
Cgil Cisl e Uil rinnovano, con una lettera inviata oggi, al Ministro Di Maio la richiesta di apertura di un tavolo di confronto sugli interventi in materia di mercato del lavoro.
«É urgente - si legge nella nota - che si superi la logica degli interventi a spot, per avviare un confronto sistemico sulle emergenze che gravano sul mondo del lavoro. In particolare nelle prossime settimane migliaia di lavoratori vedranno terminare la copertura garantita dai loro ammortizzatori sociali, senza che, nel frattempo, siano ripartiti adeguati investimenti e processi di riorganizzazione e riconversione produttiva».
«Occorre - concludono le tre Confederazioni -aprire subito un confronto con le parti sociali per risolvere tale situazione, a partire dal superamento delle rigidità delle attuali norme che regolano gli ammortizzatori sociali, oltre che dare credibilità ed efficacia alle politiche attive, decisive per garantire percorsi di ricollocazione e sostegno».
Suggerimenti nuovo CCNL
L’elemento “qualitativo” del lavoro è determinante per comprendere lo stato di benessere dei lavoratori. A tal fine UILPA ha attivato una pagina per i suggerimenti che ogni lavoratore potrà presentare. UILPA presterà particolare attenzione all’analisi dei dati ricevuti al fine di proporrein sede di contrattazione le istanze ricevute. Condanna delle vecchie logiche di risanamento dei conti pubblici con il sangue dei lavoratori e la scelta di indirizzare invece la propria azione politica verso un ricambio generazionale, unite all’impegno di spingere sul versante dei rinnovi contrattuali che diano al lavoratore dei vantaggi, non solo economici immediati, contraddistinguono un atteggiamento di interesse condiviso fortemente voluto e veramente innovativo nei confronti del Pubblico Impiego attraverso la contrattazione partecipata, stendendo finalmente un velo pietoso sui quei nefasti provvedimenti del passato, adottati senza alcun confronto.
A tal fine alcune ipotesi di suggerimento potrebbero essere:
· Parificazione verso l’alto dei buoni pasto (attualmente in alcune amministrazioni il buono pasto ha un valore di 15 €)
· Tutte le voci che fanno parte della retribuzione diretta ed indiretta (buoni pasto compresi) devono essere utili per il calcolo della pensione
. Area unica e scorrimento di livello per attività realmente svolte e per reale meritocrazia.
· Allargamento del telelavoro a tutti i lavoratori richiedenti che abbiano figli minori o disabili e/o anziani con disabilità o in età avanzata
· Prestiti e mutui al tasso utilizzato per le operazioni di finanziamento marginale
· Reale welfare aziendale inteso come strumento centralizzato per il risparmio di tutti i dipendenti della PA per tutti i settori essenziali ( luce, gas, assicurazioni ecc.) e localizzato per politiche di aggregazione e risparmio in tutti i settori merceologici
https://www.uilpa.it/suggerimenti-contratto-2019-2021