Fonte: www.torinoggi.i
Il testo unico sul pubblico impiego sarà portato in Consiglio dei Ministri la prossima settimana per l'approvazione definitiva. La conferma arriva dal Ministro alla Semplificazione Marianna Madia, che oggi è intervenuta a Torino per un incontro sull'innovazione nella Pubblica Amministrazione.
"Il nuovo contratto per i pubblici dipendenti", ha spiegato, "ha una parte economica ma anche normativa importante".
Il ministro è poi intervenuto sulla stabilizzazione dei precari: "nel decreto sul lavoro pubblico c'è una norma importante che nasce dalla sperimentazione positiva fatta sulle educatrici dei nidi e su alcuni centri di ricerca come l'Istat dove si superano alcune norme illogiche, come quelle per esempio che oggi non consentono di utilizzare le risorse che stanno sui contratti temporanei per assunzioni stabili".
"Abbiamo l'esigenza", ha spiegato la Madia, "di superare il cattivo reclutamento che c'è stato negli anni passati, che ha generato molto precariato nell'amministrazione pubblica". " Quindi questa norma servirà certamente a portare avanti una serie di assunzioni stabili, laddove invece sono stati violati in passato i diritti dei lavoratori reiterando i contratti temporanei".
Fonte: http://www.economia.rai.it/
FORUM PA ha scelto come tema guida dell’edizione 2017 il ruolo che le amministrazioni pubbliche possono e debbono avere nella costruzione di uno sviluppo economico e sociale che garantisca benessere equo e sostenibile.
Il filo conduttore sarà dato dall’ Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e dai relativi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), approvati recentemente dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’impegno di raggiungerli entro il 2030.
In questo contesto i temi dell’innovazione della PA e lo stesso obiettivo della PA digitale saranno visti non come obiettivi fine a se stessi, ma come strumenti strategici per dare risposta ai grandi temi che assillano i cittadini:
il lavoro che non c’è, la sicurezza che viene percepita come precaria, la tutela salute che deve tornare ad essere un diritto, la qualità dell’ambiente, le disuguaglianze che crescono a dismisura in un’Italia a molte velocità dove chi è indietro ha oggettivamente poche speranze di salire in un ascensore sociale bloccato.
Una visione quindi che si propone di superare l’autoreferenzialità di una PA che parla di se stessa a se stessa, ma che pone l’incessante processo di riforma della PA in una prospettiva teleologica. Questo vuol dire porre l’accento non tanto sul “cosa fare”, lo abbiamo già detto troppe volte, e neanche solo sul “come farlo”, anche se di manuali c’è sempre bisogno, ma piuttosto sul “perché” dell’innovazione necessaria, sia essa istituzionale, organizzativa o tecnologica.
Il programma congressuale
Grandi eventi di scenario, per guardare ai temi dello sviluppo sostenibile nell’ottica di un’agenda per i prossimi quindici anni; convegni tematici dedicati alle singole grandi politiche d’innovazione, dalla PA digitale alle politiche di sviluppo e coesione, dalle politiche attive del lavoro alla riforma dell’amministrazione, dalla governance delle città aigrandi programmi di politica industriale come “Industria 4.0”, solo per citarne alcuni; tavoli di lavoro riservati ai vertici delle amministrazioni e delle aziende; seminari e academy, occasioni di formazione gratuita su temi di grande attualità Sono queste le tipologie di evento che animeranno la tre giorni di FORUM PA 2017.
Ecco alcuni degli appuntamenti in calendario.
MARTEDI’ 23 MAGGIO
Nella giornata inaugurale, in un’intervista a tutto campo il Ministro della PA e della semplificazione, Marianna Madia, presenterà il quadro completo della riforma.
Gli eventi di scenario saranno dedicati ai temi dell’innovazione tecnologica, del “lavoro del futuro” e della lotta alle disuguaglianze.
Tra gli altri appuntamenti in programma, focus su: sharing economy, scuola digitale, valutazione delle performance nella PA (interverrà Raffaele Cantone, Presidente ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione), nuovo Codice appalti e procurement pubblico.
MERCOLEDI’ 24 MAGGIO
Nella seconda giornata FORUM PA ospiterà la lectio magistralis di Jeffrey Sachs, uno degli economisti più attenti alle questioni climatiche e alla sostenibilità. Sachs è autore di libri oggi considerati miniera di riflessioni su come uscire dalla “trappola dello sviluppo”. Solo per citarne alcuni, ricordiamo: The End of Poverty (2005); Il bene comune. Economia per un pianeta affollato (ed. It. 2010); The Price of Civilization (2011); L’età dello sviluppo sostenibile (ed. It. 2015) e l’ultimo libro, Building the New American Economy: Smart, Fair & Sustainable (febbraio 2017).
L’altro evento di scenario sarà dedicato alla cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile.
Tra gli altri appuntamenti in programma, focus su: investimenti, trasporti e infrastrutture (interverrà il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio), smart working, sanità digitale, città sostenibili e inclusive, Industria 4.0. Il 24 sarà presente anche il Ministro degli Affari regionali e della famiglia Enrico Costa.
GIOVEDI’ 25 MAGGIO
Nella giornata conclusiva in programma il “Tax innovation day”, in cui interverrà il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan.
Gli eventi di scenario saranno dedicati alla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e ai Programmi europei per lo sviluppo urbano sostenibile.
Tra gli altri appuntamenti, focus su: politiche di coesione (interverrà Claudio De Vincenti, Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno), politiche europee per lo sviluppo sostenibile (confronto con Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei), politiche per il turismo sostenibile, politiche per il lavoro, trasparenza delle PA.
Su www.forumpa2017.it il programma congressuale in continuo aggiornamento
La PA digitale e senza carta, le nuove competenze, la digital transformation: il percorso a FORUMPA17
Sin dalle sue prime edizioni FORUM PA ha sempre seguito la digitalizzazione della PA. A mano a mano che la tecnologia si è evoluta, più che parlare di informatica pubblica, come di un settore dell’amministrazione, abbiamo parlato della trasformazione digitale come paradigma di una nuova PA. Su questo filo conduttore anche questa edizione è ricca di appuntamenti di diverso tenore
Sin dalle sue prime edizioni FORUM PA ha sempre seguito la digitalizzazione della PA. A mano a mano che la tecnologia si è evoluta, più che parlare di informatica pubblica, come di un settore dell’amministrazione, abbiamo parlato della trasformazione digitale come paradigma di una nuova PA.
Anche questa edizione è ricca di appuntamenti di diverso tenore. Dai più tecnici come l’appuntamento con il team digitale del Commissario Diego Piacentini che, il pomeriggio del 23/5, ci presenta un incontro seminariale tutto dedicato agli sviluppatori pubblici e privati che vogliono lavorare per un nuovo approccio ai servizi pubblici Developers Italia: una nuova comunità di sviluppatori dei servizi pubblici digitali o l’appuntamento del 24 mattina dedicato a PA ++. Un tool-kit e un metodo per la gestione assistita e inclusiva dei test di usabilità o infine quello di frontiera che il 24 pomeriggio dedichiamo al co.55 Il paradigma della blockchain nella PA; a quello del 25 pomeriggio su La razionalizzazione dei datacenter per l'efficienza e la sostenibilità dell'infrastruttura tecnologica pubblica; a quelli dedicati alla gestione documentale come i due incontri, l’uno dopo l’altro il 25 mattina, sul workflow documentale: La gestione documentale nella PA e Modelli di conservazione digitale e la lezione della nostra academy che il 23 pomeriggio è incentrata su ad.08 Gestione e conservazione di documenti, procedimenti e fascicoli nell’ente pubblico: le competenze necessarie per il grande salto; ai temi della comunicazione digitale come il convegno della mattina del 23/5 sulla Unified communication: un’opportunità per la PA italiana o quello del 25 mattina sulla posta elettronica: co.37 Il futuro (Europeo) della PEC.
Temi più politici e di carattere più strategico saranno quelli toccati nella mattina inaugurale del 23 maggio nel convegno di apertura, che si svolgerà dopo l’intervista a Marianna Madia, con Giorgio Alleva Presidente dell’ISTAT e Antonio samaritani Direttore generale dell’AgID e a cui parteciperanno i vertici dei principali player italiani: Innovazione tecnologica e sostenibilità dello sviluppo. A suo modo molto “politico” è anche l’appuntamento su Agenda digitale in ottica di genere che è una tradizione del FORUM PA, ma che quest’anno è dedicato alla memoria di Clara Fresca Fantoni, la nostra amica innovatrice già direttrice generale di Informatica Trentina e Presidente di Assinter, che è scomparsa prematuramente pochi giorni fa lasciandoci un gran vuoto, ma anche tanti insegnamenti ed un esempio prezioso.
Chiudono il quadro altri tre importanti aspetti di questa amministrazione pubblica sempre nel guado di uno shock culturale verso il digitale mai completamente assorbito: il tema dei servizi ai cittadini che viene esaminato nel convegno del martedì 23 mattina dal titolo La casa del cittadino: un progetto di sistema per la PA centrale e locale, e anche il 23 pomeriggio quando si parla dei Sistemi di pagamento (più) innovativi e (più) sostenibili; il tema della sicurezza informatica così grave in questo momento che vede da una parte aumentare vertiginosamente gli attacchi, dall’altra una PA con scarsa consapevolezza e un fronte attaccabile troppo vasto: ne parleremo il 24 mattina nel convegno diretto da Andrea Rigoni su Priorità Cybersecurity, mentre l’aspetto della continuità del servizio e della resilienza sarà trattato nella mattina del 25 nel seminario: Disaster Recovery & Business Continuity nella PA. Infine il tema delle competenze digitali che farà da sfondo a tutti i nostri appuntamenti sulla digital transformation della PA, ma che avrà un suo specifico appuntamento il 24 pomeriggio nel convegno Quali competenze per una PA digitale? e poi il 25 mattina nell’Academy Linguaggi… parliamo di informatica.
Tanti temi, tanti punti di vista diversi, ma un solo obiettivo: renderci finalmente conto che non esiste una PA digitale ed una non digitale, che una buona PA o è digitale o non è buona né per i cittadini né per chi ci lavora dentro. Serve per questo una governance forte ed equilibrata, risorse finanziarie, strumentali e professionali certe e definite nel tempo e nell’ammontare, un nuovo sistema di procurement. Perché comprare innovazione non è lo stesso che comprare carta o anche ponti o strade.
Per la Cassazione non può dimenticarsi che l'inadempimento che giustifica il licenziamento deve essere particolarmente grave
Fonte:studiocataldi di Valeria Zeppilli
La valutazione circa la legittimità di un licenziamento per giusta causa va effettuata con particolare attenzione, non tralasciando di considerare tutti gli elementi che hanno caratterizzato in concreto il comportamento del lavoratore.
Ad esempio, con una sentenza di qualche tempo fa,il fatto di trovarsi in aspettativa non retribuita è stato considerato dai giudici una circostanza idonea a legittimare, in concorso con altre circostanze, lo svolgimento di un altro lavoro da parte di un dipendente pubblico.
Ci si riferisce alla sentenza della sezione lavoro della Cassazione civile numero 14103/2016 (qui sotto allegata), con la quale i giudici hanno ritenuto non licenziabile il dipendente di una ASL che, mentre si trovava in aspettativa non retribuita, aveva lavorato in altre strutture senza ottenere la previa autorizzazione di quella di appartenenza: si tratta, per i giudici, di un comportamento inidoneo a integrare una giusta causa di licenziamento.
La Corte del merito, al contrario, aveva fondato il giudizio di gravità dell'inadempimento sulla sola reiterazione della condotta, senza considerare che gli incarichi erano stati svolti mentre il dipendente si trovava in aspettativa non retribuita. Inoltre, non aveva fatto alcun riferimento ai criteri indicati nel contratto ai fini del rispetto del principio di gradualità e proporzionalità delle sanzioni (ovverosia né alle "responsabilità connesse alla posizione di lavoro occupata dal dipendente", né al "grado di danno o di pericolo causato all'azienda o ente, agli utenti o a terzi", né alla "sussistenza di circostanze aggravanti o attenuanti, con particolare riguardo al comportamento del lavoratore").
Per la Cassazione, però, non può dimenticarsi chel'inadempimento che giustifica il licenziamento deve essere particolarmente grave e che " non è sufficiente, per ritenere giustificato un licenziamento, che una disposizione di legge sia stata violata dal lavoratore o che un obbligo contrattuale non sia stato dal medesimo adempiuto, occorrendo pur sempre che tali violazioni siano di una certa rilevanza".
Oltretutto, occorre considerare anche che l'articolo 13 del c.c.n.l. del comparto sanità (applicabile nel caso di specie) non prevede tra le condotte tipizzate che giustificano il licenziamento disciplinare la violazione della disciplina dettata dall'articolo 53 del D.Lgs. n. 165/2001 (che si occupa di "incompatibilità, cumulo di impieghi e incarichi").
Vai alla guida: "Lavoro: l'aspettativa non retribuita"
Fonte:legge per tutti
Le richieste devono essere riscontrate dall’ente pubblico solo laddove esiste una norma di legge che lo impone.
Immaginiamo di presentare una diffida al Comune in cui gli chiediamo di correre ai ripari a una situazione grave di degrado che si è verificata nel nostro quartiere; o di chiedere al Ministero di eseguire degli accertamenti all’interno di un ente locale o di un’azienda pubblica per via delle condotte illecite di alcuni dipendenti. Abbiamo diritto a una risposta? Assolutamente no. E questo perché se la P.A. dovesse riscontrare tutte le diffide o le richieste presentate dai cittadini la sua attività ne sarebbe totalmente paralizzata. Laddove però una norma di legge specifica impone all’amministrazione di rispondere in tempi certi e predefiniti, allora il cittadino ha diritto a una replica. A chiarire questi concetti è stato il Consiglio di Stato con una recente sentenza [Cons. St. sent. n. 20997/17 dell’8.05.2017.].
Come ha più volte già chiarito la giurisprudenza, la pubblica amministrazione non ha sempre, e in via generale, l’obbligo di provvedere su qualsiasi istanza presentata dai privati; lo ha solo quando tale dovere si può desumere da una norma di legge specifica, oppure anche da una norma di principio. È il caso, ad esempio, della richiesta di accesso agli atti amministrativi, che va riscontrata entro 30 giorni (diversamente il cittadino può recarsi al Tar).
Se davvero sulla P.A. incombesse l’obbligo generale di rispondere a qualsiasi diffida o istanza, anche la più immotivata, ne conseguirebbe un impegno, da parte dello Stato o degli enti locali, sproporzionato, con perdita di risorse e di efficienza. Il che andrebbe a ledere il principio stabilito dalla nostra costituzione [Art. 97 Cost.] che impone il buon andamento della pubblica amministrazione.
Fonte: ilfatto quotidiano
Niente sospensione dal 15 maggio, come minacciato il 26 aprile. La firma è arrivata dopo che anche l'Anci aveva esortato l'istituto di previdenza a trovare una soluzione sui compensi riconosciuti ai centri di assistenza fiscale
Il servizio di compilazione dell’Isee non verrà sospeso. Infatti l’Inps e la Consulta dei Caf giovedì hanno firmato l’accordo quadro per il rinnovo della Convenzione sulla gestione dei servizi relativi agli adempimenti per il rilascio dei certificati Isee (Indicatore di Situazione Economica Equivalente). L’accordo permette di garantire la continuità del servizio di assistenza gratuita per i cittadini nella compilazione delle dichiarazioni sostitutive uniche, e quindi i Caf si impegnano a non interrompere il servizio al 15 maggio, come era invece statodichiarato il 26 aprile “dopo aver verificato l’indisponibilità dell’Inps a considerare adeguatamente l’impegno e la responsabilità assunte dai Caf nell’assicurare a milioni di nuclei familiari meno abbienti il diritto all’accesso alle provvidenze sociali previste dal nostro welfare State”.
L’accordo è stato firmato dopo che anche l’Anci ha esortato l’Inps a trovare una soluzione. Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia e delegato Anci a Welfare e Politiche sociali, questa mattina ha infatti fatto recapitare al presidente dell’Inps Tito Boeri, chiedendo “un ulteriore sforzo affinché si arrivi ad una soluzione adeguata e in tempi rapidi, così da scongiurare disagi economici a cittadini e Comuni”.
Gli invalidi civili potranno ottenere il ripristino della prestazione sospesa o revocata in caso di superamento dei livelli di reddito senza passare per un nuovo accertamento sanitario. Lo stabilisce l'Inps con il messaggio 1487/2017 in un'ottica di semplificazione degli adempimenti richiesti ai titolari di prestazioni di invalidità civile, cecità e sordità (es. assegno mensile, pensione di inabilità civile, indennità di frequenza). La novità si aggiunge alla recente comunicazione che il reddito della casa di abitazione non deve essere più computato tra i redditi personali rilevanti ai fini della concessione delle suddette prestazioni (qui ulteriori dettagli). L’Inps spiega che nel procedimento in materia di invalidità civile, sordità e cecità occorre distinguere la fase dell’accertamento del requisito sanitario che riconosce lo status di invalido da quella che concede la prestazione economica in presenza dei requisiti reddituali. Tale distinzione comporta che le vicende della fase sanitaria siano distinte da quelle relative alla verifica dei requisiti socio-economici, ferma restando la disciplina delle verifiche sanitarie.
Ne consegue che se la domanda è stata respinta, sospesa o addirittura revocata per mancanza del requisito socio-economico, solo successivamente perfezionato, si potrà presentare domanda di riesame, di ripristino o di ricostituzione, a seconda dei casi, tramite il modello AP93 allegando il verbale sanitario in corso di validità. La decorrenza avverrà a partire dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della richiesta. In tutti i casi comunque non sarà attivato un nuovo iter di accertamento sanitario, ad eccezione di coloro che presenteranno verbali sanitari redatti da più di due anni, sui quali ci sarà una valutazione appropriata della Commissione da cui potrebbe scaturire la necessità di un nuovo accertamento sanitario.
In particolare in caso di reiezione della domanda di invalidità civile, cecità e sordità per mancanza dei requisiti socio-economici, ad esempio per mancato rispetto del livello di reddito, e successivamente il richiedente rientri nei limiti di reddito previsti per la corresponsione della prestazione economica, basterà presentareun’istanza di riesame. In caso di revoca della prestazione economica a causa della sopravvenuta perdita del requisito socio-economico (ad esempio per permanenza all’estero per più di anno dalla sospensione della prestazione ai sensi del messaggio n.20966/2013), qualora successivamente l’interessato ritenga di essere tornato titolare dei requisiti socio-economici che permettono la liquidazione della prestazione economica, dovrà presentare una domanda di ripristino della prestazione economica mediante l’invio del modello AP93, allegando il verbale sanitario in corso di validità. In caso di sospensione della prestazione economica a causa della perdita provvisoria del requisito socio-economico (ad esempio ricovero dell’interessato, venir meno della frequenza, superamento dei limiti di reddito per liquidazione di arretrati ecc…), l’interessato, nel momento in cui ritiene che i suddetti requisiti siano nuovamente perfezionati, potrà presentare una domanda di ricostituzione senza dover riattivare l’intera procedura di accertamento del requisito sanitario.
Quanto, infine, alla decorrenza degli interessi legali, l'Istituto spiega che decorrono dal 121° giorno da quando “il cittadino avrà fornito all’Amministrazione tutti gli elementi e le notizie utili alla concessione e liquidazione di quel tipo di provvidenza economica collegata al riconoscimento dello stato invalidante”. Quindi, la data di invio del modello AP93 o della domanda di ricostituzione, completi di tutti gli elementi summenzionati, costituisce il termine iniziale da cui decorrono i 120 giorni.
Fonte:pensionioggi Scritto da Alberto Brambilla
E' boom di domande per il premio alla nascita, l'incentivo di800 euro per le nascite o le adozioni di minori in funzione dal 4 maggio. Nella rilevazione effettuata oggi dall'Inps le domande pervenute sono state ben 87.750 di cui 27.731 per inizio dell'ottavo mese di gravidanza; 59.615 per la nascita; 242 per adozione; 162 per affidamento. Le regioni con il maggior numero di domande sono la Lombardia (18.050), Lazio (8.293) e Campania (7.320).
Il sostegno è riconosciuto alle donne gestanti o alle madri che siano in possesso di residenza in Italia e cittadinanza italiana o comunitaria (le cittadine non comunitarie in possesso dello status di rifugiato politico e protezione sussidiaria sono equiparate alla cittadine italiane). Sono ammesse al beneficio anche le cittadine non comunitarie residenti in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo di cui all’articolo 9 del Decreto Legislativo n. 286/1998 oppure di una delle carte di soggiorno per familiari di cittadini UE previste dagli artt. 10 e 17 del Decreto Legislativo n. 30/2007). A tal riguardo sono ammessi i titolari di carta di soggiorno per familiare di cittadino dell’Unione europea (italiano o comunitario) non avente la cittadinanza di uno Stato membro (art. 10 del Decreto legislativo n.30/2007); e i titolari di carta di soggiorno permanente per i familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato Membro (art. 17 del Decreto legislativo n.30/2007). Non può essere ottenuto, invece, le cittadine non comunitarie presenti regolarmente nel nostro paese non in possesso della Carta di soggiorno.
Il beneficio può essere concesso esclusivamente per uno dei seguenti eventi verificatisi dal 1° gennaio 2017: 1) compimento del 7° mese di gravidanza; 2) parto, anche se antecedente all’inizio dell’8° mese di gravidanza; 3) adozione del minore, nazionale o internazionale, disposta con sentenza divenuta definitiva ai sensi della legge n. 184/1983; 4) affidamento preadottivo nazionale disposto con ordinanza ai sensi dell’art. 22, comma 6, della legge 184/1983 o affidamento preadottivo internazionale ai sensi dell’art. 34 della legge 184/1983. l beneficio è concesso in un’unica soluzione, per ciascun evento (gravidanza o parto, adozione o affidamento), e in relazione ad ogni figlio nato o adottato/affidato. Ad esempio in caso di parti gemellari o adozioni plurime il bonus viene erogato in base al numero dei figli e non per singolo evento (es. 2 gemelli = 1.600 euro; 3 gemelli = 2.400 euro; 2 bimbi adottati (o in preaffidamento) = 1.600 euro e così via).
La richiesta del bonus, è importante ricordarlo, è indipendente dal reddito o dell'ISEE della beneficiaria o dalla presenza di un rapporto di lavoro (può essere chiesto anche dalle disoccupate). Fattori che rendono particolarmente ampia la platea delle dirette interessate come dimostrano i dati diffusi dall'Inps. Il bonus è, inoltre, perfettamente cumulabile con gli eventuali ulteriori sostegni alla natalità a cui potrebbero aver diritto le interessate, come in particolare il bonus bebè o l'indennità di maternità. Ricordiamo che il beneficio economico viene corrisposto dall’Inps su domanda della madre per gli eventi sopra descritti verificatisi a partire dal 1° gennaio 2017. Per la produzione della domanda le madri hanno un anno di tempo dal verificarsi dell'evento (es. nascita o adozione); mentre per quelli verificatesi tra il 1° gennaio 2017 ed il 4 maggio 2017 la finestra temporale per produrre l'istanza di accesso scade il 4 maggio 2018.
A breve inoltre entrerà in vigore anche il buono nido, misura sempre prevista nella legge di bilancio, che erogherà un bonus di mille euro annui per la fruizione degli asili nido (pubblici o privati) dei bimbi sino ai 3 anni di età. Si tratta di un sostegno utile in quanto rivolto soprattutto alle madri sprovviste di tutela previdenziale (cioè senza rapporto di lavoro) che, non avendo diritto al congedo parentale non hanno potuto sino ad oggi neanche fruire dei cd. voucher per i servizi di baby sitting.
Pensioni, Ecco chi ha diritto all'assegno vitalizio [Guida]
L'assegno vitalizio può definirsi una provvidenza economica di natura indennitaria a carattere continuativo, non reversibile ed esente dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef); l’importo dell’assegno è perequato annualmente dal Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi, direzione centrale dei servizi del Tesoro e dell’Economia e delle Finanze in base all’aumento del costo della vita ex art. 11, D. Lgs. n. 503/1992.
Attualmente per effetto della lenta e progressiva equiparazione tra vittime del dovere e vittime del terrorismo, l'assegno vitalizio è attribuito in favore degli soggetti cui sia stata riconosciuta lo status di vittime del terrorismo, lo status di vittime del dovere o della criminalità organizzata che abbiano riportato una invalidità permanente, in conseguenza dei predetti eventi, non inferiore al 25% e, in caso di decesso, ai loro superstiti. Il trattamento si cumula, senza alcun limite, con la speciale elargizione nonchè con i trattamenti pensionistici spettanti a tali soggetti a seconda dei casi (pensione diretta, trattamento di attività, pensione privilegiata indiretta, doppia annualità, eccetera).
I superstiti della vittima al beneficio concorrono secondo il seguente ordine (art 6, legge 466/1980): 1) il coniuge superstite e figli, ivi compresi quelli maggiorenni ancorché non conviventi alla data dell’evento (art. 5, comma 3, legge n. 206/2004, come aggiunto dal comma 106 dell’art. 2, legge n. 244/2007); 2) genitori; 3) fratelli e sorelle se conviventi a carico (il requisito della convivenza e del carico non sussiste per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, arg. ex art. 82, co. 4 legge 388/2000). Nei casi in cui la vittima, già titolare del diritto, muoia successivamente all’evento, l’assegno vitalizio viene corrisposto ai superstiti nel caso in cui il decesso sia avvenuto per interdipendenza o aggravamento causato per effetto diretto e determinante delle lesioni o delle infermità subite nell’atto (art. 13, comma 5, D.P.R. 28 luglio 1999, n. 510).
L'importo dell'assegno è pari a 500 euro mensili per dodici mensilità annue; per le sole vittime del dovere e soggetti “equiparati” nonché loro superstiti, l’importo è pari ad euro 258,23 mensili (ex art. 4, comma 1°, lett. b, D.P.R. n. 243/06) in attesa della totale equiparazione con le vittime del “terrorismo”.
Si rammenta che la misura è stata riconosciuta, dal 1° gennaio 2014, anche in favore del coniuge e dei figli dell'invalido superstite a cui sia stato riconosciuto lo status di vittima del terrorismo a condizione che l'invalidità permanente derivante dal predetto evento non sia inferiore al 50% (Art. 5, co. 3-bis della legge 206/2004). In tal caso l'assegno ai familiari spetta anche se il matrimonio sia stato contratto successivamente all'atto terroristico e i figli siano nati successivamente allo stesso tranne ove al coniuge poi deceduto o all'ex coniuge divorziato o ai figli nati da precedente matrimonio e viventi al momento dell'evento siano già stati riconosciuti i benefici previsti per i familiari degli invalidi delle vittime di terrorismo.
Ai medesimi soggetti spetta, oltre, all'assegno vitalizio ed alle medesime condizioni sopra descritte lo speciale assegno vitalizio che ammonta ad1.033 euro mensili, non reversibili, soggetti a perequazione automatica. Tale provvidenza è cumulabile con l’assegno vitalizio (spettante alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata nell’importo di euro 500 mensili, ed alle vittime del dovere e soggetti “equiparati” nella misura di euro 258,23 mensili). Anche lo speciale assegno vitalizio, al pari dell'assegno vitalizio,è esente da Irpef ed è corrisposto per dodici mensilità annue.